
Continuiamo il discorso iniziato con il precedente articolo sugli psicopatici gestionali. Un altro studioso, Manfred Kets de Vries, li chiama psicopatici aziendali o psicopatici “lite” ma il senso cambia poco. Nessuno di loro finisce in carcere o in ospedale psichiatrico ma in ambito aziendale li ritroviamo spesso nella parte più alta della gerarchia.
Perché? Cosa li caratterizza?
Ce li definisce bene Federico Renzo Grayeb nel suo libro “Il leader consapevole”, Edizioni Franco Angeli:

- Danno l’impressione di essere persone calme, educate e affascinanti
- Indirizzano la conversazione sempre su se stessi
- Gettano discredito sugli altri, li denigrano per rafforzare la propria immagine e reputazione
- Mentono ai colleghi, ai clienti, ai partner d’affari rimanendo impassibili
- Considerano sciocche o stupide le persone che riescono a manipolare
- Sono ottimi opportunisti: odiano perdere e giocano sporco per vincere
- Si presentano freddi e calcolatori
- Agiscono in modo disonesto e non conoscono l’etica
- Utilizzano la rete di potere che si costruiscono attorno a sé per vantaggi personali
- Non mostrano dispiacere per aver preso decisioni con impatto negativo sull’azienda, sugli azionisti o sui dipendenti.
Le aziende (i responsabili del recruiting o delle risorse umane) spesso quando devono assumere o promuovere persone al loro interno sono facilmente portate a prendere in considerazione alcune caratteristiche che apparentemente possono essere considerate qualità di un buon leader ma che, invece, possono nascondere veri e propri aspetti psicopatici.
Qualche esempio:
- Capacità decisionali (fredda e lucida risolutezza, inflessibilità, assenza di scrupoli)
- Grinta (capacità di mettersi in mostra, di sgomitare per emergere anche a danno di altri, con ogni mezzo disponibile)
- Capacità gestionali (astuta capacità manipolativa delle persone)
- Capacità di reagire agli insuccessi (assenza di rimorsi, indifferenza per le conseguenze create)
Come individuare uno psicopatico gestionale all’interno dell’azienda?
Non è facile, anche perché si dovrebbe essere in grado di ascoltare tutti i collaboratori, lasciandoli liberi di esprimere le loro opinioni e soprattutto di tenerne conto. Chi lavora a stretto contatto con una persona che ha problemi di questo tipo se ne accorge facilmente. Si rende conto dell’ipocrisia e della doppiezza dei suoi comportamenti. Occorrerebbe, inoltre, fare un controllo incrociato tra i colleghi di pari grado per verificare e confrontare le diverse opinioni.
Una risposta a "Il Leader, psicopatico aziendale, è sempre al centro dell’universo"