Uno degli aspetti più importanti per conservare una leadership credibile e solida è la coerenza tra le idee manifestate dal leader e i suoi comportamenti.
Quando tale coerenza viene a mancare, anche per aspetti secondari e, comunque, non basilari, si può assistere a un fenomeno – la cosiddetta dissonanza cognitiva – che può essere colta dei collaboratori e a lungo andare incrinare l’immagine stessa del leader.
Ora, in genere tutte le persone, e soprattutto i leader, sono molto attenti a mantenere una coerenza con se stessi nel modo di pensare e di agire. E’ possibile però che qualche leader non sia consapevole che i suoi atteggiamenti, pensieri e convinzioni non sono del tutto coerenti tra loro.
Si tratta di casi rari ma poi non così infrequenti. Indubbiamente la psiche del leader tende a mantenere in modo quasi istintivo una coerenza e una disposizione armonica tra idee, emozioni, atteggiamenti: l’ipocrisia non la si può reggere per tempi troppo lunghi e il disagio che la persona vivrebbe per questa mancata coerenza, emergerebbe anche al di là del proprio controllo razionale.
Eppure capita che il leader in determinate circostanze non sia consapevole a livello conscio della dissonanza cognitiva che crea e si ritrovi in seguito ad agire in modo correttivo o compensatorio (raramente in pubblico, più spesso nel proprio intimo), attribuendo la scelta o il comportamento che ha messo in crisi la sua coerenza a circostanze indipendenti dalla sua volontà (non potevo farci nulla), ridimensionando il proprio errore (non è poi una cosa tanto grave), giustificandolo con scuse fittizie (non avevo valutato con attenzione perché non disponevo di tutte le variabili), negando la propria responsabilità (la colpa non è mia), fino a rifiutare l’evidenza.
Vi è mai capitato? Siamo di fronte al classico caso del leader che mente sapendo di mentire. In un prossimo articolo affronteremo altri aspetti di questo tipo di atteggiamento.