Gli spunti che fornisce il libro di Otto Scharmer e Katrin Kaufer “Leadership in un futuro che emerge” sono innumerevoli e di alcuni di essi ne abbiamo già parlato in un precedente articolo. Vorremmo invece, in questo caso, soffermarci sulla auspicabile trasformazione dell’economia che deve essere intesa non più semplicemente come scambio di mercato ma come strumento per un cambiamento sociale. (cit. pag. 220 e sgg).
Seguiamo il pensiero degli autori cominciando a caratterizzare la possibile evoluzione del concetto di denaro in quattro fasi.
1. Denaro casinò, usato per scopi speculativi (investimenti in derivati, azioni, ecc.)
2. Denaro d’acquisto, usato per acquisire beni e servizi
3. Denaro di prestito, per aiutare imprenditori nella loro attività
4. Denaro offerto, per prendersi cura del patrimonio comune e aiutare le imprese per scopi sociali
Qualsiasi movimento di denaro è un’azione economica ma anche comunicativa in grado di creare una realtà sociale. Se utilizzo il denaro per comprare un oggetto, la transazione finisce lì, cioè nel momento in cui esco dal negozio o dal sito e-commerce (anche se sappiamo che le aziende stanno operando per la fidelizzazione del cliente in modo che sia quasi costretto a restare all’interno dei cosiddetti “walled gardens”) .
Se presto denaro a un imprenditore il legame è più stabile e continua per lo meno per tutta la durata del prestito. Il denaro, in altro senso, dà potere ed è un mezzo di comunicazione tra attori del sistema economico.
Il problema della nostra società è che oggi troppo denaro resta nella fase 1, cioè serve per fare profitto speculativo, che alimenta bolle speculative, oltre a corruzione e propaganda.
Troppo poco denaro, invece, fluisce nella fase 4, che è il cuore di tutta la vita sociale, economica e culturale. In questo ambito, si trovano le sorgenti di ogni valore economico e della creazione della vera ricchezza che parte dalla creatività umana: istruzione, comunità e cura del patrimonio comune dell’eco sistema.
Di tutte le transazioni monetarie, solo l’1,5 % è collegato alla economia reale. La massa di ricchezza prodotta nell’ambito della economia finanziaria alimenta, come detto, bolle speculative, favorisce lo spostamento in paradisi fiscali, evitando il riutilizzo attraverso le imposte che dovrebbero servire il patrimonio comune globale.
Gli autori non hanno soluzioni in mano. Sono coscienti, però, che occorre ridisegnare il sistema del denaro in modo che quello proveniente da speculazione sia reindirizzato e trasformato per aiutare e favorire il patrimonio comune globale (creative commons).
Un’altra idea alquanto originale è fare invecchiare il denaro. Cioè il denaro dovrebbe perdere valore nel tempo come altri prodotti dell’economia reale (a cominciare da quelli commestibili). Insomma, denaro con data di scadenza per consentire un limite alla sua utilizzabilità. Idee campate in aria? Forse no. Quel che è certo è che bisogna assolutamente riequilibrare il campo di gioco tra economia reale e quella finanziaria. Non illudiamoci, le recenti crisi non hanno ridimensionato per nulla l’attività speculativa che va sempre alla grande. E’ ora che l’economia finanziaria sia veramente messa al servizio di quella reale non il contrario!