
Il professor Gaetano Pecora, docente di Storia delle Dottrine Politiche all’Università del Sannio e alla Luiss di Roma, studioso di Gaetano Salvemini (su di lui ha pubblicato due libri “La scuola laica” e “Socialismo come libertà”, entrambi per Donzelli Editore), ci ha concesso un suo contributo per inquadrare la figura, un po’ dimenticata, dello storico e uomo politico di Molfetta.
“Gaetano Salvemini è stato uno dei maggiori protagonisti della nostra storia contemporanea. Con lui si confrontarono criticamente i giovani dell’Ordine nuovo; sempre a lui si ispirarono molti tra coloro che avversarono la dittatura fascista; e ancora a lui si rifecero quanti, nell’Italia repubblicana, denunciarono le prepotenze della clerocrazia nera senza piegare alle tentazioni del totalitarismo rosso. Pur con tutto ciò, Salvemini non ricoprì cariche pubbliche (tranne il breve periodo in cui fu deputato), non ebbe responsabilità di partito e quasi sempre fece parte per se stesso. Segno che il suo carattere vero e la sua misura più precisa sono da ricercare lì, nel suscitatore di idee anziché nell’organizzatore di energie, nell’educatore morale più che nel condottiero di uomini.
E come spesso capita agli educatori, il suo magistero – là per là, almeno – cadde inefficace e non conobbe risonanza d’eco. Salvo poi, ad esperienze consumate (e ad errori perpetrati), riscoprirlo come il tesoro più prezioso della nostra sensibilità. Chi voglia sincerarsene non ha che da sfogliare una qualunque delle sue pagine: vi troverà scolpita la convinzione che la democrazia è innanzitutto un meccanismo di controllo della classe politica; che tale controllo rinvia ai ritrovati della sapienza liberale; che siffatti ritrovati hanno per loro cardine elementare il principio della tolleranza e che la tolleranza muove dall’idea che nessuno è un padreterno onnisciente perché tutti, grandi e piccoli, famosi ed oscuri, tutti in fondo partecipano dell’umana fallibilità.
Per rispondere alla sua domanda, dunque, direi così: che Salvemini è attuale soprattutto per questa sua lezione di umiltà (che non significa arrendevolezza né è sinonimo di scettica neutralità).”
Segnaliamo con piacere che, per i tipi della Giappichelli, è in uscita la riedizione di “Locke e il diritto naturale”, un saggio – splendido – che Norberto Bobbio pubblicò nel 1963 e che ora viene riproposto nella collana “Bobbiana”, con l’introduzione del prof. Gaetano Pecora.