Otto Scharmer, presenterà martedì allo Spazio Mil a Milano, la sua Teoria U, un processo di trasformazione per cambiare se stessi e il mondo che ci circonda. Il libro in Italia è pubblicato da Guerini Next Editore.
Definire con la lettera “U” la Teoria di Otto Scharmer può essere fuorviante nella nostra lingua. Fa pensare a un’inversione a U, cioè a un ritorno al passato. In realtà, si tratta di un processo che prevede tre fasi principali, seguendo la freccia della “U”, come nel titolo del suo ultimo libro.
La prima consiste nell’osservazione di ciò che ci circonda, e prevede che si esca dalla bolla in cui ognuno si trova, formata dalle esperienze del passato, per connettersi con i luoghi, reali e mentali, dove esiste il maggiore potenziale di cambiamento. In questa fase quello che conta è l’ascolto. Bisogna imparare a migliorare il modo in cui si ascolta. Non si deve più ascoltare, come tendenzialmente facciamo, solo le cose che già sappiamo, ma aprire le nostre menti e prestare attenzione alle cose nuove, pronti a “disconoscere i dati in nostro possesso”.
La seconda, che si trova alla base della “U”, è quella che prevede momenti diversi, uno di riflessione, in cui l’ascolto diventa empatico, cioè ci consente di vedere la situazione attraverso gli occhi degli altri, e uno di consapevolezza, che permette alla propria coscienza di emergere in modo libero.
La terza, sulla parte destra della “U” è l’orientamento al futuro, quando si arriva a uno stadio, chiamato ascolto generativo, e diventa possibile attuare il massimo potenziale futuro in un dato contesto o situazione, essendo perfettamente presenti a se stessi.
Cosa significa essere presenti a se stessi? Significa saper cogliere tutte le opportunità che offre il futuro. Per la gente comune, il futuro è un posto lontano, irraggiungibile. Invece, fa parte di noi, a condizione che sappiamo vederlo e liberarlo dalle pastoie del passato. Il contrario di essere presenti è appunto non esserlo, essere assenti, cioè non essere connessi, restare prigionieri della bolla delle nostre idee ed esperienze. Significa avere una mente chiusa (non riuscire a vedere il nuovo), un cuore chiuso (non avere alcuna empatia), e una volontà chiusa (nessuna capacità di abbandonare le nostre vecchie convinzioni per far posto alle nuove). E questo Scharmer lo definisce fondamentalismo, che non è solo religioso ma anche tecnologico, con l’illusione che qualsiasi problema possa essere risolto dai progressi tecnologici.
Ora, la grande idea è trasferire queste visioni nuove dal nostro io al mondo intero, cioè passare da egosistema a ecosistema. In una sorta di rivoluzione culturale di grande respiro. Ecco un suo pensiero: “Credo che oggi siamo di fronte a tre grandi sfide: reinventare la nostra politica per renderla più diretta, democratica, distribuita e dialogica. Ripensare la nostra economia spostandola dal sistema dell’Io, egoistico e limitato, a un ecosistema che si concentra sul benessere di tutti. E rinnovare nel profondo i nostri media e i sistemi di apprendimento per consentire a tutti di poter attingere alle fonti più profonde di co-creatività e di apprendimento.”
Per avere qualche chiarimento in più leggete il nostro precedente articolo.
Sul sito “Cominciamo!” potrete trovare tutte le indicazioni per partecipare all’incontro. Numerosi altri spunti interessanti li troverete sul sito ufficiale di Otto Scharmer.