
Anche se crediamo di essere aperti e disponibili, dobbiamo ammettere che vorremmo che tutti quelli che incontriamo la pensassero sempre come noi.
Anche se crediamo di essere aperti e disponibili, dobbiamo ammettere che vorremmo che tutti quelli che incontriamo la pensassero sempre come noi.
È uscito un mio articolo sulla rivista “DM&C” Direct Marketing, Marketing e Comunicazione.
Spiegare in parole povere che cosa si intenda per holacracy non è facile. Un esempio molto calzante ci pare quello del corpo umano. Esempio che utilizza anche l’autore del libro “Holacracy”, Brian J. Robertson.
Stabilire come e dove si possa applicare la meritocrazia e, soprattutto se sia necessario farlo, non è cosa facile. Da un certo punto di vista, anche le imprese e i mercati non sono ambienti meritocratici, come sostiene il prof. Luigino Bruni (Università Lumsa), perché le scelte avvengono sulla base di informazioni ex ante mentre i risultati dipendono in buona parte da eventi ex post imprevisti e imprevedibili.
Intervista ad Elena Barazzetta, ricercatrice. Nel suo lavoro, si occupa principalmente di welfare aziendale, smart working, misure per la conciliazione vita-lavoro. Sulle stesse tematiche affianca inoltre enti privati e pubblici attraverso attività di consulenza.
Intervista ad Elena Barazzetta, ricercatrice. Nel suo lavoro, si occupa principalmente di welfare aziendale, smart working, misure per la conciliazione vita-lavoro. Sulle stesse tematiche affianca inoltre enti privati e pubblici attraverso attività di consulenza.
Il Group-think è diverso dal consenso di facciata, cioè dall’accondiscendenza non convinta o di comodo che in certi casi, e in modo sporadico, i membri di un gruppo concedono per quieto vivere o per evitare contrasti peggiori. Si tratta proprio di un consenso reale e convinto su idee o principi che tutti i membri del gruppo, in relativa buona fede, ritengono corretti.
Abbiamo posto alcune domande ad Antonio Rinetti sul ruolo dei leader aziendali nel nostro Paese e sull’importanza della cultura in azienda. Gli abbiamo chiesto di riflettere su un certo deterioramento del clima nelle imprese e sull’importanza di mettere al centro dell’attenzione prima di tutto la crescita e il rispetto nei confronti dei collaboratori. Le sue risposte sono importanti perché scaturiscono da ultradecennali esperienze sul campo. E, soprattutto i giovani, che aspirano a ruoli di leadership, dovrebbero tenerne conto e farne tesoro.
Il magazine “HR On Line”, edito dall’AIDP, l’Associazione Italiana Dirigenti del Personale, ha pubblicato l’articolo che segue che ho realizzato, recensendo il libro di Brian J. Robertson sull’Holacracy.
Gli introversi tendono a: | Gli estroversi tendono a: |
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avere una forte carica interiore ma a sentirsi condizionati dalle persone | ricavare una forte carica dall’interazione con le persone |
avere un ‘sé interiore’ e un ‘sé esteriore’, quella che si può definire personalità multistrato | avere una personalità a un solo livello; si comportano allo stesso modo in pubblico e in privato |
avere bisogno di una certa privacy | essere aperti e fiduciosi |
formulare mentalmente il loro pensiero, prima di parlare | pensare ad alta voce |
non amare essere al centro dell’attenzione | avere piacere ad essere al centro dell’attenzione |
imparare osservando piuttosto che facendo | imparare facendo |
essere a disagio con i cambiamenti | sentirsi a proprio agio rapidamente nelle nuove situazioni |
avere qualche amico molto intimo, piuttosto che un’ampia cerchia di amicizie occasionali | fare amicizia facilmente e avere un sacco di amici |
avere una grande capacità di concentrazione | essere facilmente distratti |
essere riflessivi | essere impulsivi |
non amare essere inseriti in grandi gruppi e, nel caso, assumere un atteggiamento defilato e poco partecipativo | trovarsi a loro agio nei grandi gruppi e pronti ad assumersi dei rischi |
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