
Abbiamo rivolto questa domanda al prof. Piercarlo Maggiolini, docente al Politecnico di Milano presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale.
Riportiamo, in quattro step successivi, le sue risposte che possiamo definire delle utili lezioni sul tema della formazione/insegnamento all’etica, nelle quali vengono analizzati in modo piano e comprensibile diverse posizioni, diversi strumenti etici e vengono approfonditi alcuni temi di grande rilevanza, come la conoscenza per connaturalità (intelligenza emotiva) e la conoscenza mimetica, con indicazioni concrete attraverso esperienze didattiche e testimonianze dirette, necessarie per favorire una vera educazione all’etica.
Molto spesso, il prof. Maggiolini si rifà ad alcune prese di posizione del prof. Augusto Carena che avevamo intervistato qualche tempo fa e alle quali vi rimandiamo.
Detto così, senza ulteriori precisazioni, non c’è dubbio che la risposta sia sì. Il fatto che si insegni l’etica da più di duemila anni basterebbe a dimostrarlo. Ma allora, perché ci si fa questa domanda? Ovviamente perché la risposta dipende da cosa si intenda per etica e da cosa si intenda per formazione/insegnamento!
Condivido il presupposto che non si debba confondere morale ed etica, come se fossero dei sinonimi, ma siano invece cose diverse. In effetti, a ben vedere, etimologicamente i due termini sono molto vicini, e non a caso.
Un chiarimento sui termini: etica e morale. Per evitare equivoci
Come si sa, “morale” viene dal latino “mos” (usanza, costume, comportamento), ed etica viene dal greco “ethikos”, aggettivo di “ethos” (costume, norma di vita, comportamento pratico). Infatti oggi spesso i due termini sono considerati sinonimi, e spesso prevale l’uso del termine etica.
A tal proposito mi sia consentita un’analogia interessante tirando in ballo Tullio De Mauro, noto linguista, che spiegò la distinzione, e la confusione, fra Tecnica e Tecnologia. Detto in sintesi, De Mauro spiegò che c’è una chiara e storica distinzione fra Tecnica (modo di fare le cose, insieme di regole pratiche per svolgere un’attività) e Tecnologia (che è la scienza, lo studio, della tecnica).
Ma, da buon linguista, prese atto che oggi tecnica e tecnologia sono considerate spesso sinonimi e che la gente preferisce il termine “tecnologia”, perché… piace di più (suona meglio)! Come dimostra il cambio di denominazione del grande Museo della Scienza e della Tecnica di Milano (nato con questo nome nel 1953) che di punto in bianco è diventato il Museo della Scienza e della … Tecnologia!
Dunque, possiamo dire che oggi prevale nell’uso (specie anglosassone) il termine etica (ethics) rispetto a morale (spesso per dire la stessa cosa) solo perché… piace di più (suona meglio)!
Allora se vogliamo fare una chiara distinzione potremmo molto semplicemente prendere atto che, almeno nel pensiero filosofico greco, ben presto il termine Etica è rimasto acquisito alla filosofia come termine tecnico per designare ogni dottrina, elaborata speculativamente, intorno al problema del comportamento pratico dell’uomo. Dunque, possiamo assumere senza difficoltà che la Morale corrisponde all’insieme di norme e valori di un individuo o di un gruppo, mentre l’Etica, oltre a condividere questo insieme (vedi il punto precedente), contiene anche la riflessione speculativa su norme e valori.
Se la morale considera le norme e i valori come dati di fatto, l’etica cerca di dare una spiegazione razionale e logica di essi. Per riprendere il paragone fra Tecnica e
Tecnologia, siccome non abbiamo il termine “moralogia”, possiamo dire che l’Etica è (o almeno è diventata nel pensiero filosofico) la “scienza della morale” in quanto tale.
Come ha ben detto Francesco Lamendola, se l'”ethos” è il costume, l’etica è la razionalizzazione di esso e, al tempo stesso, la sua estensione a valore di norma morale, ossia il suo trascendimento in una istanza superiore, di carattere obbligante per tutti i membri della comunità, e, in prospettiva, della famiglia umana.
E così è avvenuto che l’etica (come “scienza della morale”, riflessione razionale e consapevole sulla morale) venisse insegnata per secoli, a ben vedere ancora oggi, anche quando si tratta di etica applicata, come la bioetica, la business ethics, la computer ethics, etc.
Se insegnare vuol dire trasmettere conoscenze affinché, chi le riceve, le apprenda, tutto sommato ci siamo. Come per ogni altro insegnamento, si fanno corsi e l’esame finale, una volta superato, dimostra, che gli studenti hanno “appreso” contenuti, principi, etc.: insomma, hanno appreso ciò che è stato loro insegnato.
Per approfondire, segnaliamo un interessante articolo di Francesco Lamendola.
➤ Leggi la 2° parte dell’intervista
➤ Leggi la 3° parte dell’intervista
➤ Leggi la 4° parte dell’intervista
3 risposte a "Insegnare l’etica si può? Intervista a Piercarlo Maggiolini (1)"