
Forse, non si dovrebbero rendere pubblici gli scambi di idee che si hanno in privato. Ma, credo che le parole che il prof. Gaetano Pecora – docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università del Sannio e presso la LUISS Guido Carli di Roma e profondo studioso di Salvemini – mi ha indirizzato recentemente in una sua mail, in risposta ad alcune mie considerazioni un po’ pessimistiche sull’attuale situazione del nostro Paese, possano essere utili a tutti. E per questo mi sento in dovere di condividerle con chi ha la bontà di seguire il mio blog.
Stralcio dalla mia mail:
…Il mondo della politica, ma anche quello delle aziende è spesso palcoscenico di violenze e di frodi, di comportamenti orientati all’agire strategico, di tentativi di manipolazione, prevaricazione e imposizione tra individui e gruppi di potere.
Come diceva Norberto Bobbio, l’Italia sembra non abbia la forza di cambiare e resta un Paese caratterizzato da prepotenza in alto e servilismo in basso, soperchieria e infingardaggine, astuzia come suprema arte di governo e furberia come povera arte di sopravvivere, tra il grande intrigo e il piccolo sotterfugio.
E’ vero la democrazia in sé è un’utopia se non c’è chi la mette in pratica giorno dopo giorno. Ma possono bastare i comportamenti individuali democratici, per quanto sinceri e convinti, a persuadere chi nutre altre idee, magari in modo fanatico e poco democratico (Ricordiamo quel che disse Bobbio a proposito dei fanatici in un suo intervento del 1963: “Detesto i fanatici con tutta l’anima!”)?
L’unico sistema per farlo e, quindi, difendere la democrazia da fanatismi di vario genere è l’applicazione del diritto, dove gli ideali della giustizia, dell’uguaglianza dovrebbero avere ancora cittadinanza.
Sotto questo aspetto, la storia può darci qualche aiuto a districare la matassa? Dove va la storia? Che senso ha? Forse non ce l’ha? Bobbio spesso ha detto che la storia è ambigua, manda segnali ambivalenti. Ma almeno dovremmo trovare nel passato, questi valori, questi ideali, a condizione di ricostruirla con onestà intellettuale. Oppure anche questa è un’operazione utopica?
A questo sfogo, così ha riposto il prof. Gaetano Pecora.
Capisco il suo scoraggiamento: basta guardarsi solo un poco dintorno per ritrarsi disgustati dalle miserie e dalle piccinerie della nostra vita pubblica.
Pur con tutto questo, vorrei poterle dire: non mollare! Ciascuno di noi, nella propria professione, in famiglia, con un piccolo nucleo di amici, da solo (sissignore: finanche da solo) può onorare gli ideali che sente urgere dentro di sé. Con la qual cosa magari noi non cambieremo il mondo. Ma certo non avremo contribuito a renderlo peggiore.
Ricorda la sapienza classica? “Etsi omnes, non ego”. Ecco: non ego. E’ ciò che mi ripeto quando, tentato dallo scoramento, le molle della volontà vorrebbero allentarsi per farmi cadere pesantemente su me stesso. Non ego, dunque.
E un’altra cosa ancora mi ripeto (questa volta attingendo all’insegnamento del mio Salvemini): mi ripeto che il libro del destino è sempre aperto a chi voglia scrivervi la sua parola. Chi non vi scrive nulla, non vi trova nulla. Chi si fa avanti a riempirne le pagine, le riempie in proporzione della sua volontà. L’avvenire ci è ignoto. La volontà no.
E già questo dovrebbe bastare a riempire la vita di un uomo.