Coronavirus ed economia: paura per la crisi dei consumi

Riportiamo dal New York Times di ieri alcuni spunti di economisti e studiosi che hanno riflettuto sulla pandemia di coronavirus e sulla devastante recessione che colpirà il mondo.


La brusca interruzione delle attività commerciali minaccia di creare una crisi economica così profonda e duratura in ogni parte del mondo che la ripresa potrebbe richiedere anni. Le perdite per le aziende, molte già in difficoltà per l’esposizione ai debiti, rischiano di innescare una crisi finanziaria di proporzioni catastrofiche

Il quotidiano americano appare decisamente pessimista.

La pandemia è soprattutto un’emergenza di sanità pubblica. Finché resterà in funzione il sistema precauzionale del “distanziamento sociale”, le imprese non potranno tornare alla normalità. E ciò che prima era normale potrebbe non esserlo più. Le persone potrebbero essere meno inclini a frequentare ristoranti affollati e sale da concerto, anche dopo che il virus sarà messo sotto controllo.

Qualcuno, come Kenneth S. Rogoff, economista di Harvard, sostiene che la crisi è ben più grave di quella del 2008. “Tutto dipende da quanto dura ma se continua così sarà la più grave degli ultimi 100 anni, la madre di tutte le crisi!”. La prevista recessione potrebbe essere molto più pesante e duratura di quanto inizialmente temuto e persistere anche il prossimo anno e oltre.

Ma anche dopo che il virus sarà domato – e nessuno sa davvero quando avverrà – il mondo che emergerà sarà probabilmente soffocato da diversi problemi che potrebbero mettere in dubbio il possibile recupero. La disoccupazione di massa comporterà forti costi sociali. I fallimenti diffusi  potrebbero lasciare l’industria molto indebolita, con scarse possibilità di investimenti e innovazione.

Ma la preoccupazione del quotidiano è rivolta soprattutto alla possibile contrazione dei consumi, faro della nostra civiltà liberista.

Le famiglie, dopo questa esperienza negativa, potrebbero limitare i consumi e orientarsi verso il risparmio. La spesa per consumi ammonta a circa i due terzi dell’attività economica mondiale. Se l’ansia persiste e le persone sono riluttanti a spendere, l’espansione sarà limitata, soprattutto perché per anni potrebbe essere necessaria una continua vigilanza contro il coronavirus e alcune misure di “distanziamento sociale” potrebbero rimanere indefinitamente in vigore.

Secondo Charles Dumas, capo economista di TS Lombard, una società di ricerca sugli investimenti a Londra: “Le persone hanno avuto un vero shock. Il recupero sarà lento e alcuni modelli di comportamento cambieranno, se non per sempre almeno per molto tempo.”

Per anni, alcuni economisti hanno pensato che la globalizzazione fosse una specie di polizza assicurativa contro il disastro collettivo. Finché una parte dell’economia mondiale continuava a crescere, l’eventuale impatto di una recessione in un singolo paese sarebbe stata facilmente contenuta. E ciò è quello che è avvenuto, nella crisi del 2008. L’attuale recessione presenta, al contrario, un evento decisamente più estremo – un’emergenza mondiale che non ha lasciato alcun rifugio sicuro.

Ora, ovunque tu guardi nell’economia globale, stiamo assistendo a un colpo alla domanda interna“, ha affermato Innes McFee, amministratore delegato dei servizi macro e degli investitori presso Oxford Economics a Londra.

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