Le storie ci affascinano, lo abbiamo spesso scritto nei nostri articoli, ma possono anche confonderci. Riportiamo un brano dal libro di Gianrico Carofiglio “La versione di Fenoglio” che ci sembra piuttosto chiaro su questo punto.
“Diffida delle storie in cui chi racconta è il protagonista e l’eroe (…). L’obiettività non esiste in questo campo (in quale esiste?), e forse non sarebbe nemmeno una buona cosa.
Chi narra di sé e dei propri successi, riferisce i fatti come una successione ordinata verso un esito necessario. Ma non è mai cosí. Anche quando siamo molto bravi in qualcosa: un lavoro o altro.
Spesso scordiamo ciò che è andato storto, o lo attribuiamo alla sfortuna o a qualsiasi causa purché diversa da noi, e di ciò che è andato bene, comunque, ristrutturiamo il resoconto e ridefiniamo il significato. Eliminiamo i dubbi, i passi falsi, le piccole meschinità, le ragioni inconfessabili, i tentativi non riusciti, le intenzioni sbagliate che solo per caso si sono concluse nel modo giusto, i successi preterintenzionali, gli effetti collaterali che diventano vittorie”.