Se il capo sbaglia, tu vorresti diventare un capo?

Nel 2008, è uscito un altro libro a firma di Sydney Finkelstein e altri autori, dal titolo “Think Again” (non ci risulta tradotto in italiano). In questo ultimo lavoro, gli autori approfondiscono ulteriormente i temi relativi ai comportamenti sbagliati dei manager, illustrando quali possono essere gli eventuali rimedi da opporre, con una infografica interessante, da noi rielaborata.

I manager sono modelli da seguire?

Sempre da questo libro, segnaliamo una ricerca (svolta dal Gruppo Randstat) svolta su un certo numero di dipendenti ai quali è stato chiesto che cosa trovano di interessante nel lavoro dei manager. In modo inatteso, gli intervistati sembrano poco attirati dal potere, dal riconoscimento e, tanto meno, dal guadagno che questa posizione potrebbe garantire.

L’89% vorrebbe diventare un manager soprattutto per condividere le proprie conoscenze ed esperienze con gli altri. L’85% pensa che questo ruolo sarebbe importante perché in grado di offrire molte responsabilità nel successo dell’azienda e grande autonomia nel prendere le decisioni.

Le cose che meno apprezzano di questa posizione è avere su di sé la responsabilità di un gruppo (47%) ed essere costretti a lavorare sempre sotto pressione (37%).

Da queste rilevazioni emerge per contrasto la necessità da parte dei collaboratori di avere manager capaci di aiutare l’organizzazione a raggiungere il successo. In sintesi, i collaboratori non aspirano tanto a diventare un particolare modello di capo, quanto a svolgere ruoli che premino il loro impegno e la loro capacità.

Infatti, il capo, raramente, viene visto come un modello da seguire per indirizzare le proprie scelte professionali. Segno che i capi, salvo qualche eccezione, non sono in grado di creare valide seconde linee. Al di là del lavoro, le persone che sono servite come esempio e riferimento ai collaboratori – veri modelli da seguire – sono stati i genitori, i colleghi o gli insegnanti.

Non dimenticare le tre H: head, heart, hand (testa, cuore e mano).

Altro consiglio piuttosto attuale: per lavorare bene, orientandosi verso comportamenti più sostenibili, bisogna seguire l’approccio olistico nella esperienza di trasformazione.

Tale modello mette in relazione:

il dominio cognitivo (testa) con la riflessione critica,

il dominio affettivo (cuore) con la conoscenza relazionale e

il dominio psicomotorio (mani) con l’impegno fisico.

Teniamolo sempre ben presente nei nostri comportamenti quotidiani!

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