Viviamo in una società in cui l’unica certezza è l’incertezza e l’unica costante il cambiamento. L’incertezza è il risultato del sentimento di ignoranza (impossibilità di sapere quello che accadrà) e di impotenza (impossibilità di evitare ciò che accadrà), oltre alla paura – particolarmente forte in questo periodo di pandemia – per le conseguenze che tutto ciò potrà avere su di noi, sul nostro comportamento e sulla nostra visione del futuro.

Riportiamo una frase molto significativa di Nassim Nicholas Taleb, professore presso la Tandon School of Engineering di New York, autore di best seller mondiali come “Il cigno nero” e “Antifragile”, di cui abbiamo già trattato in altri articoli:
Per vivere nel mondo oggi, è necessaria molta più immaginazione di quella di cui disponiamo.
Quindi, per affrontare la società in cui viviamo, nella quale mancano punti di riferimento e certezze, non può bastare la nostra capacità razionale per comprendere e dare ordine al caos che abbiamo intorno. Ci occorre qualcosa di più, che si avvicina all’intuito, alla immaginazione, e che confina con la serendipità di cui abbiamo trattato nei precedenti articoli.
Cos’è l’apofenia
E’ l’abilità di riuscire a estrapolare casualmente uno schema, un concetto una soluzione di fronte a situazioni particolarmente complesse e confuse. Questa dote è stata definita (1958) “apofenia” dal neurologo e psichiatra tedesco Klaus Conrad, che la descrive come una “immotivata visione di connessi” accompagnata da un’anormale significatività.
E’ una percezione che si rifà alla soggettività e all’esperienza specifica della persona che la vive. Quindi, non è un atto volontario, ma istintivo e automatico. Tutti ci ricordiamo quando da bambini guardando le nuvole in cielo vi abbiamo “riconosciuto” un animale, un oggetto, ecc.
C’è un libro che tratta il tema dell’apofenia come una nuova opportunità per le aziende, per ottenere prestazioni migliori e aumentare la creatività di chi vi lavora e di chi deve guidarle. Un libro realizzato a tre mani da Massimo Bornengo, Ezio Civitale, Gianpiero Tufilli, e intitolato “Lavorare nell’azienda liquida utilizzando l’apofenia”, edizioni Franco Angeli, 2019, 22 euro, con un sottotitolo esplicativo: La capacità di riconoscere le connessioni nelle situazioni complesse.
Da questo manuale, estrapoliamo alcuni passi.
“Vedere ciò che non c’è; forse possiamo affermare che l’apofenia è parte della crescita dell’intelligenza umana, è un fattore rilevante: nei millenni l’uomo vedeva “qualche cosa” che non capiva e non riusciva a interpretarla. Con l’apofenia abbiamo sempre cercato di capire cos’era questo “qualche cosa”, di interpretarlo e dargli una spiegazione. L’uomo, o meglio l’intelligenza umana, ha bisogno di capire cosa ci circonda, dargli sempre un significato, esplorare e trovare sempre una “soluzione”, uno schema conosciuto”.
Quindi, l’apofenia fa parte dell’intelligenza umana che, come sostiene Howard Gardner può essere scomposta in abilità distinte: intelligenza logico-matematica; cinestetica; spaziale; linguistica; personale; musicale; naturalistica. A questa va aggiunta l’intelligenza emotiva (Daniel Goleman), nella quale può rientrare a pieno titolo anche l’apofenia.