Devo confessare che non mi piace dare la colpa a qualcuno per un errore che ha commesso. Non mi piace trovare difetti agli altri e, peggio ancora, sbatterglieli in faccia. Credo, però, in modo convinto che sia necessario, ove possibile, assegnare delle responsabilità e che, quindi, sia giusto che le persone che se le sono assunte possano essere ritenute responsabili dei loro errori.
Dico una cosa che per me è ovvia, eppure molti credono che non vi sia alcuna differenza tra l’attribuzione di una colpa e l’assegnazione di una responsabilità. Invece la differenza esiste, eccome.
Assegnare delle responsabilità significa appunto che consideriamo la persona alla quale ci rivolgiamo responsabile, cioè che crediamo che questa persona sia in grado di svolgere e bene un certo lavoro, ne abbia tutte le capacità. Contemporaneamente, responsabile significa anche che le sue azioni e i suoi risultati saranno verificati e misurati oggettivamente.
Non è vero che questo impegno sia visto dalle persone come qualcosa da evitare. Al contrario, la maggior parte di esse è disposta ad accettare le responsabilità, soprattutto se si rende conto che l’opportunità che viene loro offerta li aiuta a migliorare, a progredire umanamente e professionalmente.
Limitarsi a dare la colpa a qualcuno per un suo sbaglio significa compiere una azione sadica perché consiste nel portare alla luce un suo difetto, un suo limite che presuppone come conseguenza una inevitabile punizione. Chi viene coinvolto non può che provare sentimenti di umiliazione (ma anche di amarezza, rabbia), in attesa che arrivi la punizione che si merita.
I veri leader riterranno i propri collaboratori responsabili dei risultati che ottengono senza attribuire loro delle colpe, se questi sono mancati o sono stati al di sotto delle attese. La responsabilità, come abbiamo visto, deve servire a far crescere le persone, a motivarle, a renderle migliori. E questo avviene se si ha la possibilità di esaminare l’errore che è all’origine della mancata prestazione, in modo obiettivo e costruttivo. Con l’unico scopo di imparare a non sbagliare più. Il leader che ha questo atteggiamento rafforza la propria autorevolezza.
Al contrario, limitarsi a dare la colpa è un’azione negativa sia per chi la riceve, perché, come abbiamo visto, questi prova un senso di vergogna, di sconfitta, si demoralizza, rallenta il suo sviluppo personale e professionale, sia per chi la dà, perché del potere che egli esercita emerge solo il lato peggiore, quello del biasimo, della punizione da infliggere da parte dell’autorità costituita.
Ricordiamoci che quando all’interno di una organizzazione il livello di colpa è alto, in genere è molto basso il livello di responsabilità. E senza responsabilità in azienda aumenta il caos, la redditività diminuisce, i collaboratori sono sempre più disimpegnati e poco interessati a migliorare (più attenti a non esporsi e a non commettere errori).
Oggi, nessuna organizzazione può permettersi di avere collaboratori poco responsabili.