Gian Carlo Cocco. Time to Mind: I 4 pilastri dell’apprendimento (Seconda parte)

Stanislas Dehaene

E’ uscito il nuovo libro di Gian Carlo Cocco, “Time to Mind. Velocità ed efficacia dell’apprendimento: il nuovo vantaggio competitivo di imprese e individui” da Franco Angeli, HR Innovation, 240 pagine, € 24,00. Abbiamo posto al suo autore altre domande.

E’ vero che in ogni aspetto del nostro lavoro abbiamo bisogno di procedure, linee guida, ecc. Ma tutti i sistemi che cercano di contenere e controllare le conoscenze/competenze non rischiano forse di rallentarne il progresso invece di facilitarlo? Non è facile, infatti, pensare che le procedure possano sostituire l’efficacia della conoscenza tacita legata alla vera professionalità individuale; professionalità che grazie all’intuito può confrontarsi con cambiamenti, variabili ed eventi che nemmeno le stesse procedure possono prevedere.

In questi ultimi decenni si è diffuso in modo abnorme il ricorso alle regole di funzionamento basate su normative puntuali e capziose, su procedure di omologazione estremamente dettagliate (nelle organizzazioni si passa sempre più tempo  a realizzare documentazioni ineccepibili). Il ricorso alla “certificazione” e agli organismi di controllo ha finito per esaltare la difesa della forma a scapito della sostanza e dell’efficacia dei risultati. Se non si riesce a sfuggire a questa trappola burocratica lo sviluppo economico rischia di essere compromesso. Un contributo essenziale in proposito è fornito dal libro di Alvesson e Spicer: “Il paradosso della stupidità“. In particolare nella parte terza del libro: La gestione della stupidità e i mezzi per contrastarla.

Se in un contesto stabile l’apprendimento è accumulo di conoscenza, in un contesto ad alta variabilità, quanto è importante disimparare, cioè accantonare le conoscenze quando non più valide e di ostacolo al progresso?

Certo, occorrono nuovi modelli e nuove forme di apprendimento che lo sviluppo delle neuroscienze sta fornendo proficuamente. E’ possibile citare l’ultimo libro di Stanislas Dehaene:  “Imparare. Il talento del cervello e la sfida delle macchine“. Dehaene dimostra che il nostro cervello, fin dalla nascita, possiede geneticamente un talento che neanche le più avanzate tecnologie di Intelligenza Artificiale riescono ad eguagliare.

Si tratta della capacità di imparare. La capacità di imparare è basata sulla plasticità cerebrale che fornisce ad ogni mente un supporto ancora oggi misconosciuto. Le ricerche e gli studi di carattere neuroscientifico sull’apprendimento delle conoscenze e sullo sviluppo delle capacità hanno consentito di individuare i quattro essenziali pilastri dell’apprendimento:

l’attenzione,

il coinvolgimento attivo,

il riscontro dell’errore,

il consolidamento.

In termini elementari: recuperare e allenare la concentrazione, incoraggiare la curiosità, rivalutare l’accettazione dell’errore come mezzo essenziale per crescere, non demordere e apprezzare la pazienza per raggiungere gli obiettivi di sviluppo professionale.

L’importanza di scrivere a mano

Gian Carlo Cocco

Le neuroscienze hanno rivalutato anche il ricorso sistematico e insostituibile alla classica lettura e alla classica scrittura tradizionale (carta e penna! I circuiti neurali sono stimolati dalla scrittura attuata dal movimento della mano in modo nettamente superiore dalla scrittura prodotta dalla tastiera). Infine va ricordato, in questi tempi di ricorso sempre più vasto alla tecnologia informatica e telematica, che l’apprendimento delle conoscenze e lo sviluppo delle capacità ha assoluta necessità di assidui e profondi scambi individuali e sociali.

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