Uscirà il prossimo anno un libro di Brian Strobel – consulente organizzativo in ambito pubblico e privato – intitolato “Pursuing Excellence: A Values-Based, Systems Approach to Help Companies Become More Resilient” (Perseguire l’eccellenza: un approccio sistemico, basato sui valori, per aiutare le aziende a diventare più resilienti), Editori Taylor and Francis.
Il titolo può fuorviare. In realtà, il libro è un attacco piuttosto deciso nei confronti di quelle aziende che fanno ancora ricorso a strutture gerarchiche top-down, incompatibili con l’agilità che attualmente richiede il mercato.
Il momento è difficile. Nessuno lo nega. Molte aziende resisteranno, altre non ce la faranno. La differenza tra le une e le altre la farà la cultura aziendale. Cioè la capacità di individuare in ogni impresa il suo scopo preciso, la serie di valori forti, sui quali non si può transigere, e un piano articolato per tradurre queste strategie in azione.
In altri termini, scoprire il “perché” autentico (al di là di motivazioni puramente utilitaristiche) per cui si stanno facendo certe cose, che lo scrittore Simon Sinek invita sempre a ricercare nelle aziende (oltre che nella vita di ognuno di noi) “Find Your Why”, 2017.
Le aziende che cercheranno di trasformarsi sotto questi auspici, diventando più efficienti e resilienti, avranno maggiori possibilità di farcela. Il cambiamento, per essere un reale miglioramento duraturo nel tempo, non consisterà nel cercare di modificare il modo in cui i collaboratori agiscono e lavorano ma nel concentrarsi sul modo in cui pensano e partire proprio da qui.

Le nuove generazioni di collaboratori, lo sappiamo, sono portatori di un’istruzione più dinamica e di valori diversi da quelli del passato. Giovani che cercano la loro realizzazione, il loro empowerment, volendo partecipare attivamente al processo decisionale e che credono nell’importanza del lavoro in team.
Nell’organizzazione gerarchica, invece, qualsiasi decisione viene sempre presa in modo unilaterale. Semplificando, esiste un processo “a cascata”: dal senior manager che fornisce le direttive, ai middle manager che prendono le decisioni tattiche e assegnano i compiti, fino ai supervisori che verificano che i collaboratori seguano le indicazioni.
Il bello è che molti responsabili di azienda credono che non sia così, e si illudono che l’impresa che guidano gestisca un’organizzazione dinamica, innovativa, creativa e responsabilizzata.
Pudore, equivoco, scarsa buona fede, chi lo sa?

Forse un mix di tutte queste cose. Il fatto è che non è per nulla facile liberarsi da questo tipo di eredità, che arriva dal passato. Bisogna capire che oggi non possiamo seguire più questo andazzo. Una struttura del genere crea rapporti di sudditanza che vanifica l’impegno e l’empowerment dei collaboratori e fa persistere metriche legate alla supervisione e alla valutazione dei singoli che impedisce alle aziende di arrivare all’eccellenza.
Brian Strobel è convinto che esistono già alcune aziende di medie e grandi dimensioni che hanno abbandonato (o lo stanno facendo) tali strutture top-down. Ci vuole ancora tempo e, soprattutto, tanto lavoro sulla cultura.
L’alta dirigenza deve abbandonare l’idea che il suo compito sia esclusivamente quello di emanare direttive. I dirigenti senior devono avere chiara in mente la mission dell’azienda, i suoi valori e i suoi principi. Il middle management non deve limitarsi a prendere decisioni circoscritte e assegnare i compiti; deve essere in collegamento costante con i collaboratori, i quali, a loro volta, non si devono concentrare solo su ciò che viene loro detto, ma devono avere un certo grado di autonomia, per essere capaci di identificare i problemi che hanno di fronte e generare idee per migliorare la situazione.
L’ottimismo di Strobel viene dalla convinzione che il cambiamento demografico (l’arrivo dei Millennial e della Generazione Z, con valori e aspettative diverse), insieme alla nuova realtà imposta dalla pandemia (vedasi il lavoro a distanza), produrrà una evoluzione della forza lavoro che indurrà nelle aziende grandi cambiamenti anche a livello organizzativo.
Lo speriamo tutti.