Nonostante la premessa – che fino a poco tempo fa poteva sembrare ovvia – che la tecnologia avrebbe semplificato il lavoro delle aziende, in realtà non sembra che ciò stia avvenendo. Siamo di fronte a una crescente complessità, aggravata da fattori esogeni che non erano previsti, come la pandemia, e le imprese si trovano a dover affrontare cambiamenti sempre più rapidi e imprevedibili.
Se diventa ogni giorno più difficile capire come cambieranno le dinamiche del mercato, della concorrenza, dei consumatori, in un mondo pieno di incognite, le organizzazioni peraltro hanno l’obbligo di continuare a esplorare, apprendere e scoprire soluzioni nuove. Questo sta a significare che anche le strutture, le strategie, i processi, la cultura aziendale devono evolvere, modellare le loro organizzazioni per essere capaci di rispondere a questi cambiamenti quando accadono e anche prima che accadano.
Anticipare il cambiamento
Secondo un recente studio IMB C-Suite, le aziende di maggiore successo sono quelle che non aspettano di subire il contraccolpo dovuto a crisi esogene, a una nuova tecnologia, a un nuovo modello di business o a nuovi mezzi di produzione per reagire e procedere al cambiamento. Ma cercano di anticiparlo. Non si tratta – è bene chiarirlo – solo di una questione di tempismo o doti di preveggenza ma di continuità. In altri termini, le aziende devono essere pronte a reinventarsi continuamente, anche, e soprattutto, quando ogni cosa sembra funzionare bene.
Queste aziende sono state definite in una recente ricerca IBM “reinventori”, cioè aziende che stanno re-ingegnerizzando con successo le proprie attività per aprire la strada a innovazione e cambiamento e superare la concorrenza di settore.
Le altre, definite “professionisti” e “aspiranti”, pur avendo molte ambizioni al riguardo, restano indietro o procedono con minore rapidità in questo processo perché l’apprendimento è meno rapido ed efficace. E rischiano di essere penalizzate.