E’ un gioco di parole ma nemmeno tanto. La professoressa Louise Muhdi che si occupa di strategia dell’innovazione (vedasi nostro precedente articolo) sostiene che: “Lo status quo è il nostro nemico: se pensiamo di sapere tutto e di stare già facendo le cose nel miglior modo possibile, non abbiamo alcun incentivo ad evolverci”. Ed è probabile – aggiungiamo noi – che presto ci troveremo ad affrontare una situazione che ci metterà in grave crisi.
Il rapido cambiamento e l’aumento della complessità hanno costretto le organizzazioni ad affrontare regolarmente l’imprevisto e l’ignoto. Oggi, i fattori più importanti per costruire una azienda solida e di successo sono rappresentati dalla capacità di adattarsi rapidamente a questo cambiamento frenetico e di innovare rapidamente. E’ difficile pensare che sia possibile tornare ai nostri vecchi modi di pensare, agire e vivere.
Muhdi sostiene, a ragione, che “gli strumenti del passato non possono aiutare ad affrontare i cambiamenti del presente. Dobbiamo cambiare, modificare, migliorare per eccellere nella nuova normalità”. Molte imprese sono riuscite a sopravvivere e prosperare perché hanno affrontato l’incertezza, cambiando i loro piani, analizzando e criticando a fondo la loro attività, sviluppando la comunicazione, favorendo la trasformazione digitale ed esplorando i nuovi canali che si sono resi disponibili.
Cinque elementi oggi possono essere strategicamente importanti nell’ipotesi di una innovazione aperta. Eccoli, in sintesi:
- Il crowdsourcing (da crowd ‘folla’ e sourcing ‘origine’), termine con il quale si definisce lo sviluppo collettivo di un progetto, su base volontaria, o anche su invito, grazie al contributo di un certo numero di persone esterne all’azienda ideatrice che possono fornire visioni e proposte innovative.
- L’hackathon, che è un evento al quale partecipano, a vario titolo, esperti di diversi settori dell’informatica: sviluppatori di software, programmatori e grafici. Un hackathon generalmente ha una durata variabile tra un giorno e una settimana con finalità non solo lavorative, ma anche didattiche e social.
- L’agile sprint o agile scrum è un meeting, un incontro in cui il team analizza il lavoro arretrato per scegliere gli elementi da affrontare con priorità. L’importante è che i membri del team siano disposti a “lasciare l’ego alla porta”, pronti a impegnarsi in una “comunicazione aperta” in modo che tutti sappiano che un feedback onesto è sempre apprezzato.
- Il design thinking human centric, che è un approccio creativo alla risoluzione dei problemi. È un processo che inizia con le persone per cui si sta progettando e termina con nuove soluzioni create appositamente per soddisfare le loro esigenze. Per farlo, occorre coltivare una profonda empatia con le persone per cui si progetta; generare idee; costruire una serie di prototipi; condividere ciò che è stato realizzato con le persone e infine, mettere la nuova soluzione innovativa nel mondo.
Il pensiero progettuale aiuta a raggiungere questo equilibrio. Permette alle persone di trovare il punto debole di fattibilità e desiderabilità, considerando i reali bisogni e desideri delle persone.
La gamification, che già conosciamo, sviluppata nelle sue multiformi espressioni. Su questi temi avremo comunque occasione di ritornare in futuro.