La selezione avversa. Quando un’azienda elimina le risorse migliori

Come è possibile che un’azienda arrivi ad eliminare le proprie risorse migliori? Cioè i collaboratori che valgono di più o hanno maggiori potenzialità? Sembra un atteggiamento assurdo e controproducente ma, purtroppo, capita e probabilmente molti di coloro che ci leggono possono avere avuto esperienze simili.

Ci aiuta a capire questo fenomeno l’economista Kenneth Arrow, premio Nobel per l’economia, quando descrive certe imprese che a un certo punto della loro storia diventano incapaci di generare cambiamento e innovazione e non accettano più critiche costruttive e posizioni contrastanti con la linea ormai prevalente dell’organizzazione. E sono costrette a liberarsi dei collaboratori che sembrano opporsi a questo andazzo.

Kenneth Arrow

In altri termini, qualsiasi idea di cambiamento ed evoluzione diventa per tali aziende incompatibile con lo scopo effettivo dell’organizzazione, che è la difesa ad oltranza delle posizioni consolidate e dello status quo.

Ma che razza di imprese sono queste che perdono di vista il loro compito primario per cui erano state create? Sono quelle, sia pubbliche che private, che attraversano una crisi istituzionale profonda, spesso strisciante, e hanno perso di vista la loro autentica vision.

I motivi di questa crisi possono essere molteplici. Qui ne segnaliamo alcuni. L’individualismo, l’utilizzo degli altri per scopi strumentali, l’esercizio del potere come dominio, l’uso difensivo di regole e prassi per evitare qualsiasi innovazione e per mantenere privilegi o, peggio, favorire scopi deviati.

Insomma, comportamenti che fanno prevalere aspetti individualistici o lobbistici, piuttosto che cooperativi e dove i manager assumono atteggiamenti psicopatologici e borderline, come conseguenza di una “cultura deviata del narcisismo”.

Se, al contrario, in un’azienda si riescono a stabilire delle relazioni sufficientemente buone e orientate al compito primario che si era data in origine, anche l’ambiente risulta più sano e vivibile e i collaboratori, ad ogni livello, si sentono liberi di esprimere il meglio di loro stessi.

Lavorare insieme è tutt’altro che facile, lo sappiamo bene. Aveva ragione il filosofo Arthur Schopenhauer quando sosteneva che in una organizzazione dovremmo comportarci con la stessa cautela che hanno i ricci quando vanno in letargo.

Si ritrovano tutti nella stessa tana per riscaldarsi a vicenda, ma devono convivere ad una giusta distanza per evitare di ferirsi con gli aculei del vicino. Insomma, impariamo a riscaldarsi senza pungersi!

Questo e altri spunti interessanti, li potrete trovare nel libro di Ugo Morelli e Giuseppe Varchetta dedicato a Francesco Novara: Il lavoro non è più quello di un tempo, Guerini Next, € 16,50.

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