Chi avrà letto il romanzo La scuola cattolica di Edoardo Albinati ricorderà la terribile descrizione che l’autore fa di alcuni ragazzi che frequentavano negli anni Settanta un liceo romano, poi tristemente famoso per un delitto che lì trovò il suo più adeguato “brodo di coltura”.
Erano soggetti dediti alla sopraffazione, soprattutto sessuale, alla violenza, all’arroganza, a un certo volgare cameratismo, desiderosi di affermazione e di potere, mossi sempre da un intrinseco bisogno di violenza sugli altri, soprattutto sui più deboli.
Pur trattandosi di fatti tragici, quell’episodio sembrò qualcosa di isolato, per fortuna non ripetibile, nato in circostanze particolari, alimentato da una sottocultura che aveva origini politiche e ideologiche, mai completamente metabolizzate.
In USA, il cattivo esempio arriva dall’alto?
Di qualcosa di simile ci parla un articolo apparso su “Eudaimonia e Co” ma riferito alla scuola americana di oggi. E per nulla isolato ma pervasivo e che non può non preoccupare.
Anche qui, secondo l’autore che si firma humair haque, i giovani studenti americani, dalle scuole di base ai licei, sono costretti ad assorbire una cultura di intensa violenza, brutalità, individualismo, avidità ed egoismo, impostata sull’estrema competizione, che vede la vita come uno sport sanguinario.
Questo clima non scaturisce da una manifestazione isolata ed endemica, ma non fa altro che riprodurre quella che è la società americana degli adulti: un luogo di reciproca sopraffazione che non è più nemmeno considerata tale dall’opinione pubblica. E non parliamo in particolare degli episodi di estrema violenza che negli ultimi tempi hanno visto protagonisti giovani armati che hanno fatto fuoco su compagni o professori della loro scuola. Che pure lasciano sbigottiti.
Non c’è bisogno di una pistola per uccidere qualcuno, dice l’autore “puoi semplicemente negargli l’assistenza sanitaria, l’insulina, le medicine salvavita, che è ciò che gli americani fanno ogni giorno. Gli americani si svegliano, vanno al lavoro, competono tra loro per prendersi denaro, riparo e cibo. Se non vinci questa gara quotidiana… sei dato per morto. Perdi il lavoro, potresti perdere il tuo appartamento, la tua assistenza sanitaria, tutto. Nessuno è davvero un amico in una società del genere. Tutti sono rivali, avversari, nemici: ecco perché i livelli di fiducia americani sono implosi”.
La vita americana quotidiana delle persone adulte è una gara all’ultimo sangue e quella dei giovani americani che frequentano le scuole non fa che replicarla. In America, “il mondo che gli adulti hanno creato è un mondo iper-competitivo, dove se non hai una quantità necessaria di denaro, potere, produttività, non sei nemmeno considerato umano”.
Il mondo degli adulti è quello giusto?
E i giovani americani, a cominciare dai più piccoli, non possono fare altro che interiorizzare le norme e i ruoli che gli adulti hanno creato per loro e quindi riprodurre il mondo degli adulti. E quando raggiungeranno la maggiore età, impareranno che il mondo che i loro genitori hanno creato era quello “giusto”.
Oppure possono provare a ribellarsi. Ma chi lo fai in America, e non si adatta alle norme di competitività, conformità e brutalità, sarà costretto a pagare un prezzo altissimo.
E’ una visione molto pessimistica della realtà americana. Anche se non possiamo negare che vi sia qualcosa di vero. Da parte nostra, che spesso abbiamo contatti con persone che vivono, lavorano e studiano là, riteniamo che per fortuna esistano anche realtà meno tragiche e drammatiche.
Comunque sia, il nostro timore è che anche nel nostro Paese possano attecchire sempre di più simili atteggiamenti e comportamenti. Gli esempi passati ci fanno capire che potrebbe facilmente accadere. Possiamo solo augurarci che non succeda…