Intelligenza Artificiale ed economia non di scala

Hemant Taneja

Siamo propensi a condividere molte delle preoccupazioni di Hemant Taneja che nel 2018 ha scritto il libro “Unscaled” nel quale ha analizzato il passaggio da economia di scala a economia di non-scala o personalizzata, sottolineando la necessità di responsabilità, trasparenza e chiarezza nella realizzazione delle tecnologie di intelligenza artificiale.

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Le quattro catene di Giulio Guarini

Giulio Guarini, economista dell’Università della Tuscia, sostiene che il “divorzio della libertà economica dalle libertà civili, sociali e politiche fabbrica catene” e ne individua almeno 4:

  1. La “catena dell’individualismo sfrenato”, basato sulla competizione e sul disprezzo di chi resta indietro perché “se lo è meritato”.
  2. Quella del “sottocosto” . “Da una parte, il sistema produttivo è sempre più governato da una finanza globalizzata e speculativa che esige guadagni immediati e detta alle imprese strategie di breve termine orientate a una competizione verso il basso, incentrate sulla riduzione del costo del lavoro e sempre meno sugli investimenti nella qualità e nella valorizzazione del capitale umano. Dall’altra, i consumatori di fronte alla riduzione del potere d’acquisto reagiscono andando alla ricerca del minor costo che quasi mai corrisponde al prezzo giusto”.
  3. A questa “alleanza di irresponsabilità” si unisce la “catena della precarietà”, quando la flessibilità diviene lo strumento per ridurre il potere contrattuale dei lavoratori e liberare il capitale finanziario dai vincoli sociali e ambientali.
  4. Infine, la catena dell’austerità: i tagli indiscriminati alla spesa pubblica diventano pesi insostenibili sulle spalle dei settori più fragili.

Una chiosa finale, non di una rivoluzionaria ma della teologa svizzera Ina Praetorius, “l’economia è cura, l’opposto del modello neoliberista dominante che mette il profitto al di sopra di tutto. E, in questo modo, genera le condizioni per lo sfruttamento”.

Ci metto la faccia. Ma quale faccia?

Forse tra un po’ potremmo togliere le mascherine. Finalmente, dirà qualcuno. Altri, magari non saranno poi così contenti. Abbiamo trascorso un lungo periodo in cui gli occhi, lo sguardo, sono diventati i più importanti come mezzo espressivo, dopo le parole filtrate dalla garza, e d’altra parte si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Verissimo, ma fino ad un certo punto.

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L’inclusione in azienda e il tokenismo

La cultura dell’inclusione in azienda non è facile da perseguire. Non si tratta semplicemente di impedire comportamenti irriguardosi, insolenti, evitare mini aggressioni o vere e proprie emarginazioni . Si tratta di creare una diffusa mentalità che parta dal rispetto dell’altro e delle sue differenze individuali e riesca a coinvolgere ogni persona presente nell’organizzazione, ad ogni livello. E’ evidente che l’esempio più determinante è quello che arriverà dall’alto.

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Creatività vo’ cercando

Larry Robertson

Ad ogni piè sospinto si parla di creatività. Come se fosse facile creare qualcosa nel mondo oggi. Certo, forse non sarà facile ma le occasioni per farlo ci sono e sono tantissime. Non è necessario fare invenzioni epocali, basta, in certi casi, fare piccole innovazioni, modeste modifiche, trovare idee nuove, guardare il mondo da un’altra angolazione, con occhi diversi, col gusto un po’ impertinente e dispettoso che spesso hanno i bambini di uscire dall’ovvio e dal consueto, senza temere la critica, o i giudizi negativi di chi ci sta intorno.

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La curiosità e il robot

Al Consumer Electronics Show a Las Vegas, Ameca, un robot risponde alle domande di ogni tipo che gli vengono rivolte.

Qual è la dote principale che servirà ai manager del futuro? Una sola. La curiosità. Cosa nota. E’ vero, tra le numerose skills che vengono richieste c’è sempre questa voce. Un tempo la curiosità non era ben vista. Oggi dove vai se non ce l’hai.

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Disuguaglianza: non tutti la vedono allo stesso modo!

Di fronte a una palese disuguaglianza di cui siamo spettatori, abbiamo tutti le medesime reazioni? Secondo alcune recenti ricerche neuro scientifiche assolutamente no! E questa costatazione è tutt’altro che banale, perché ci fa comprendere come il metro di giudizio per valutare discriminazioni o ingiustizie vari da persona a persona e in relazione al proprio vissuto e, quindi, alle convinzioni che abbiamo.

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Altre riflessioni sull’ascolto

Ascoltare ed essere ascoltati. E’ questo il segreto di una società che si dice realmente democratica. Questo è anche il principio della comunicazione. Ma purtroppo sembra che avvenga sempre meno.

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