Un leader che si rispetti, secondo Anne Sugar (executive coach per la Harvard Business School Executive Education), deve avere una “faccia da poker”, cioè tale che non sia possibile scoprire quali sono i suoi veri sentimenti. In altri termini, secondo la studiosa, il leader dovrebbe assumere una espressione “neutra”, cosa che in qualsiasi tipo di comunicazione sarebbe invece preferibile evitare.
Contraddizione tra espressioni del viso e contenuto
In realtà, la studiosa con questa definizione, intende più che altro mettere in guardia quei leader che lasciano trapelare attraverso le proprie espressioni facciali sentimenti che non corrispondono, o addirittura contrastano, con il contenuto di quello che stanno dicendo.
Ad esempio, se si vogliono motivare i collaboratori ma l’espressione del proprio viso lascia filtrare altri sentimenti quali la frustrazione, l’ansia o il dubbio, gli interlocutori se ne accorgeranno subito e sarà un disastro.
Capita a volte che un leader, ad esempio, voglia esprimere attraverso le parole che usa determinazione e coraggio, ma le sue espressioni facciali indichino esattamente il contrario. Quando succede la stima e la credibilità che si aveva per quella persona finisce sotto i piedi…
Il viso fornisce già una mappa interpretativa del proprio carattere

Il problema però per la studiosa è ancora più complesso. Le persone in genere sono attratte dall’entusiasmo e dall’ottimismo che si rispecchiano più facilmente nelle espressioni facciali che comunicano tali sentimenti. Ma ci sono alcune persone che, anche per il loro personale modo di atteggiarsi, sembrano costantemente accigliate, insofferenti, preoccupate.
Allora la Sugar suggerisce di essere più consapevoli delle proprie espressioni facciali, di esercitarsi, davanti a uno specchio o a una persona fidata per capire come si manifestano esteriormente sul viso certe emozioni.
In altre parole, occorre fare quello che sanno fare bene gli attori: osservarsi e cercare di capire l’effetto che certi movimenti del viso (occhi, bocca, fronte, ecc.) possono suscitare negli altri, a seconda delle diverse emozioni che si provano. Pochi però tra i leader lo fanno, come se la cosa non dovesse riguardarli.
L’autoanalisi delle espressioni del proprio viso. Un esercizio molto utile
Invece, i leader devono capire che le espressioni del proprio viso fanno parte integrante del sistema di comunicazione e ignorarle potrebbe essere estremamente pericoloso per la loro credibilità.
Il leader deve osservare il proprio viso per così dire “a riposo”, in un atteggiamento calmo, “neutro”, privo di qualsiasi espressione.
Già così “a riposo”, il volto manda alcuni messaggi inequivocabili: labbra strette e sottili, occhi socchiusi, sguardo dal sotto in su, sopracciglia alzate, mascella che vibra, ecc., ad esempio, sono segnali di una persona conscia del proprio ruolo (se non addirittura arrogante) e decisa a manifestare la propria presunta superiorità.
Autocontrollo espressivo non è ipocrisia
Imparare ad addolcire le proprie espressioni in questo caso specifico è un esercizio non facile ma necessario da farsi. Il leader deve conoscere anche in che modo il suo viso reagisce di fronte a situazioni di imbarazzo, di rabbia, di tensione e intervenire perché all’esterno trapeli il meno possibile.
Questo tipo di autocontrollo non significa ipocrisia ma capacità di occultare sentimenti che se manifestati possono apparire a chi li osserva, spiacevoli, fastidiosi, preoccupanti e segnali inequivocabili di debolezza o di incapacità di self-control da parte di chi li invia (a sua insaputa o meno) e che possono intaccare l’affidabilità stessa del ruolo di chi se li lascia sfuggire.
Se queste osservazioni possono essere attribuite a qualcuno che conoscete (o conosciamo) e a certe sue esternazioni recenti, vi assicuriamo che si tratta di un fatto puramente casuale…