
Ci sono alcune idee che, nonostante tutto quello che accade nel mondo, sopravvivono. Sono idee che spesso diventano dogmi, cioè verità che non si devono mettere in discussione. Invece, sarebbe opportuno farlo.
Ecco i due dogmi da smantellare.
Il primo afferma che la società nel suo insieme verrebbe avvantaggiata se ciascun individuo agisse per il proprio interesse. Il che è doppiamente falso.
In primo luogo, perché l’argomento smithiano della mano invisibile postula che i mercati siano vicini all’ideale della libera concorrenza, in cui non vi sono né monopoli né oligopoli, né asimmetrie informative. Ma tutti sanno che le condizioni per avere mercati di concorrenza perfetta non sono mai state soddisfatte nella realtà e mai lo saranno.
In secondo luogo, perché le persone hanno talenti e abilità diverse. Ne consegue che se le regole del gioco economico vengono forgiate in modo da favorire, poniamo, i comportamenti opportunistici, predatori, irresponsabili, accadrà che i soggetti la cui costituzione disposizionale è così connotata finiranno con lo schiacciare gli altri (vedasi il nostro precedente articolo sui “sommersi” di Primo Levi).
L’altro dogma dell’ingiustizia è il credere che l’elitarismo vada incoraggiato perché genera efficienza. E dunque risorse, attenzioni, incentivi, premi devono andare ai più dotati, perché è a costoro che si deve il progresso della società. (Il tema della meritocrazia merita una trattazione a parte)
Sbagliato! “Una società che discrimina in base all’efficienza non è meno disumana di una società che discrimina in base al sesso, alla religione, all’etnia”. Lo ha detto Papa Giovanni Paolo II. Papa Francesco dal canto suo sostiene: «La disuguaglianza è la radice del male sociale».

La filosofia dello sceriffo di Nottingham
Da alcuni decenni è in atto nei Paesi dell’Occidente avanzato una distribuzione dei redditi verso l’alto che il Nobel Angus Deaton ha denominato la “redistribuzione dello sceriffo di Nottingham”, cioè fuori di metafora: tutto funziona come se a guidare l’economia fosse qualcuno che toglie ai poveri per dare ai ricchi.