
Se devi farti perdonare qualche errore, una svista, una mancanza, non dire mai – ma proprio mai: “Mi dispiace”. Lo sostiene Maurice Schweitzer, professore di management presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania. Studioso ed esperto psicologo, cerca di motivare la sua affermazione con argomentazioni che alla fine ci sembrano convincenti e condivisibili. Vediamole insieme.
Rispondere con la frase “Mi dispiace”, di fronte a un nostro sbaglio, è una reazione che ci hanno insegnato fin da bambini e che in certi casi consideriamo automatica. E spesso, dobbiamo riconoscerlo, nemmeno troppo sincera.
Il prof. Schweitzer è convinto che chiedere scusa nei confronti della persona che in qualche modo abbiamo danneggiato rappresenti senz’altro un segno di attenzione e di empatia, ma che tuttavia non sia il modo giusto per assumersi le proprie responsabilità, in particolare se ci troviamo sul luogo di lavoro.
Non mettersi in posizione di svantaggio
“Chiedere scusa, dispiacersi per quanto accaduto, può essere un’abitudine gentile ma può anche metterci in quella che definiamo “posizione di svantaggio”. Sostiene il professore della Wharton School, il quale aggiunge: “E’ un atteggiamento poco assertivo e non autorevole, tanto che le persone acquistano maggiore considerazione e rispetto quando evitano di dire ‘Mi dispiace’”.
La sua posizione è confermata anche da una ricerca di qualche anno fa (pubblicata dall’European Journal of Social Psychology) che avrebbe rilevato notevoli benefici psicologici nelle persone che evitano di scusarsi. In altri termini, sarebbe emerso che coloro che si sono rifiutati di esprimere rimorso dopo aver offeso qualcuno, hanno mostrato segni di “maggiore autostima, maggiore senso del potere, di autocontrollo e di integrità”.
Attenzione, questo non significa che bisogna essere maleducati e arroganti e non ammettere mai i propri errori. Al contrario, lo studioso vuole dire che possiamo farlo, ma nella maniera giusta e corretta, in modo che non sembri né un atteggiamento di circostanza, che può apparire insincero e ipocrita, né che faccia trasparire nella persona che lo ha espresso una esagerata mortificazione.
Quando non dire “Mi dispiace”
Si può dire “Mi dispiace” quando si ha un impatto diretto su un’altra persona (ad esempio, quando, per distrazione, lo si urta camminando), e questo atteggiamento di disponibilità e ammissione di errore, favorisce il passaggio da uno stato di conflitto, che potrebbe sorgere, a uno stato di cooperazione.
In ambito lavorativo, raramente si verificano contrasti personali e gli errori si verificano nel corso di procedure, a causa di sviste, malintesi, imprecisioni, mancate scadenze, calcoli errati, ecc. Dire: “Mi dispiace” o, peggio, “Mi scusi” per assumersi la responsabilità di qualcosa che non è andato a buon fine potrebbe addirittura apparire “autoironico”.
La frase più giusta da usare in questi casi, suggerisce Schweitzer, potrebbe essere “Mi prendo la responsabilità di quanto accaduto e per risolvere il problema propongo di…”. In altri termini, in questo modo chi ammette il proprio passo falso lo fa senza trasmettere una vulnerabilità non necessaria. Anzi, dimostrando di essere disposto a intraprendere delle azioni correttive, nel contempo manifesta un carattere assertivo e una volontà decisa.
Ma anche in altri casi meno critici può essere preferibile abbandonare la locuzione “Mi dispiace”. Quindi anziché dire “Mi dispiace per il ritardo” si può dire “Grazie per la pazienza”. Di fronte a una persona che ammette di essere stressato, anziché dire: “Mi dispiace che lei sia sotto stress” sarebbe meglio girare la frase in questo modo: “Ho notato che ha molte cose da fare. Posso aiutarla in qualche modo?”
Non lasciamo che i nostri errori (piccoli o grandi) ci avviliscano
Insomma, la chiave è cercare sempre di esercitare il proprio senso di responsabilità piuttosto che soffermarsi sugli errori compiuti. In questo modo, psicologicamente l’errore commesso non avrà l’effetto di demoralizzarti o avvilirti, ma al contrario, vista la tua reazione positiva, gli altri ti percepiranno come una persona più sicura ed affidabile.
Questo atteggiamento potrà essere utilizzato ogni volta che sbagliamo e sarà utile a farci capire che nessuno è perfetto. In questo caso, Schweitzer dice una cosa molto giusta: “Dovremmo imparare dai nostri errori e capire come minimizzarli. Ciò non significa, però, che smetteremo di farli”.