Sbagliando si impara. Si diceva un tempo, ma è valido ancora oggi!

Su “CEO World”, un prestigioso magazine on line americano di diffusione internazionale, ci siamo imbattuti in un interessante articolo scritto da un giovane studioso italiano, Riccardo Pandini, che si è soffermato sulla genesi dell’errore e sulla sua importanza per favorire la nostra crescita personale e professionale.

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Quanta grinta avete? Fate il test di Angela Duckworth

Alle seguenti dieci affermazioni date un punteggio di 5 quando ritenete di concordare in pieno, 4 quando siete molto d’accordo, 3 quando siete indifferente, 2 quando non siete troppo d’accordo, 1 quando non siete per niente d’accordo.

1. Nuove idee e progetti a volte mi distraggono da quelli precedenti.
2. Le battute d’arresto non mi scoraggiano. Non mi arrendo facilmente.
3. Spesso mi pongo un obiettivo ma in seguito scelgo di perseguirne uno diverso.
4. Sono un gran lavoratore.
5. Ho difficoltà a mantenere la concentrazione su progetti che richiedono più di qualche mese per essere completati.
6. Finisco tutto ciò che inizio.
7. I miei interessi cambiano di anno in anno.
8. Sono diligente. Non mi arrendo mai.
9. Sono stato ossessionato da una certa idea o progetto per un breve periodo, ma in seguito ho perso interesse.
10. Ho superato battute d’arresto per vincere una sfida importante.

Ora calcolate il punteggio. Se avete ottenuto da 40 a 50 punti, avete davvero una bella grinta!

Stai attento, troppa grinta fa male!

Angela Duckworth

Chi lavora nelle HR sa che una delle caratteristiche che fa propendere verso la scelta di un manager piuttosto che un altro è che il prescelto mostri una maggiore grinta. Definiamo grinta. E’ passione, tenacia, perseveranza (talora testardaggine) nel raggiungere gli obiettivi prefissati. E quindi in sostanza un elemento indispensabile per il successo di una persona.

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“Ne parlerò al suo capo!” Non funziona sempre in burocrazia

Non ce ne vorrà, speriamo, il prof. Luigino Bruni, se utilizziamo un suo recente intervento sul quotidiano “Avvenire”, che ha un ben altro spessore cultural-teologico, per confermare un errore che spesso facciamo quando – volendo ottenere ascolto o pensando che un nostro reclamo abbia più efficacia – diciamo all’impiegato di una società o di un ente che ci sta di fronte, anche per intimorirlo: “Mi rivolgerò al suo superiore!”. Se poi lo facciamo sul serio, nella maggioranza dei casi non otterremo nulla. Ci spiega perché lo stesso prof. Bruni.

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Fate il test per capire il vostro stile naturale di leadership

Per identificare il vostro stile di leadership naturale, secondo la teoria di Fiedler, si può fare un test che apparentemente sembra controintuitivo. Pensate alla persona con cui vi piace meno lavorare o a un capo che in passato vi abbia stressato.

Pensando a lui, redigete la tabella sottostante, contrassegnando il punteggio che meglio individua il suo atteggiamento (da 1 più negativo a 8 più positivo). Cercate di essere onesti, né troppo severi né troppo generosi.

Negativo Punteggio Positivo
Sgradevole 1   2   3   4   5   6   7   8 Piacevole
Autoritario 1   2   3   4   5   6   7   8 Disponibile
Teso 1   2   3   4   5   6   7   8 Rilassato
Freddo 1   2   3   4   5   6   7   8 Caldo
Noioso 1   2   3   4   5   6   7   8 Interessante
Subdolo 1   2   3   4   5   6   7   8 Leale
Poco collaborativo 1   2   3   4   5   6   7   8 Collaborativo
Ostile 1   2   3   4   5   6   7   8 Disponibile
Chiuso 1   2   3   4   5   6   7   8 Aperto
Insincero 1   2   3   4   5   6   7   8 Sincero
Scortese 1   2   3   4   5   6   7   8 Cortese
Sconsiderato 1   2   3   4   5   6   7   8 Premuroso
Inaffidabile 1   2   3   4   5   6   7   8 Affidabile
Cupo 1   2   3   4   5   6   7   8 Allegro
Litigioso 1   2   3   4   5   6   7   8 Armonioso

Il vostro stile di leadership emergerà semplicemente capovolgendo i giudizi che avete attribuito alla persona che meno vi piaceva.

Ad esempio, se avete messo a “sgradevole” il punteggio 2, significa che voi dovreste valutare il vostro stile di leadership “piacevole” al livello 7. E via di seguito…

Come vengono scelti i manager che dovranno occupare posizioni di comando?

Bisogna essere sinceri e ammettere con molto realismo che “il potere riproduce se stesso”. Chi deve operare una scelta è molto probabile che preferisca una persona che le assomigli in qualche modo, che abbia caratteristiche simili, piuttosto che diverse. Esistono meccanismi, anche inconsci, di attrazione e repulsione, che operano sotto diversi aspetti: estetico, etico, funzionale.

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