Il corpo parla non c’è dubbio. E lo fa attraverso la postura, il movimento delle mani, lo sguardo e altri mille segnali, inconsapevoli o meno.
Ansia
Attento alla faccia che fai quando parli agli altri
Un leader che si rispetti, secondo Anne Sugar (executive coach per la Harvard Business School Executive Education), deve avere una “faccia da poker”, cioè tale che non sia possibile scoprire quali sono i suoi veri sentimenti. In altri termini, secondo la studiosa, il leader dovrebbe assumere una espressione “neutra”, cosa che in qualsiasi tipo di comunicazione sarebbe invece preferibile evitare.
Un nuovo manager in azienda: il CMO o il CMHO
I leader, oltre a mantenere saldo il proprio equilibrio mentale, hanno anche il compito, non certo facile, di saper gestire quello dei loro stessi collaboratori. La politica aziendale nel prossimo futuro dovrà perciò prevedere un approccio più determinato nei confronti delle questioni relative alla salute – in particolare quella psicofisica – dei collaboratori che operano in azienda.
Autosabotaggio: certe volte i peggiori nemici siamo proprio noi!
Cerchiamo prima di tutto di definire cosa si intende per autosabotaggio. E’ un meccanismo simile a quello che si riscontra anche in fisiologia ed è simile a una malattia autoimmune, cioè caratterizzata da una disfunzione del sistema immunitario che induce l’organismo ad attaccare i propri tessuti.
Ernest Becker: “Ognuno di noi è un dio seduto sul proprio ano”
L’antropologo e filosofo Ernest Becker ha scritto nel 1974 il libro “The Denial of Death” (“Il rifiuto della morte”). Un libro di grande fascino, anche se intriso di pessimismo, per il quale l’autore vinse il Premio Pulitzer.
Dalla pandemia alla infodemia: la sindrome della capanna e l’ansia da limbo
La pandemia crea disagio psicologico. E’ una verità ormai assodata. Sia per chi ci è passato – cioè ha avuto il Covid e ne è uscito indenne – sia per chi teme di caderne vittima. Si manifesta con problemi di ansia, in modo diretto per il fatto che il nemico – il virus – è sconosciuto e subdolo, o perché ne abbiamo sperimentato su di noi o su congiunti e amici la sua virulenza; in modo indiretto, a causa dei media e dei social che ci espongono a un continuo flusso di notizie per nulla tranquillizzanti e, soprattutto, molto contraddittorie. Questo secondo tipo di pandemia è stata definita infodemia.
Lo stress sul lavoro. Oltre la pandemia
Si parla sempre più spesso di fattori di stress in ambito lavorativo legandoli a problemi riguardanti la pandemia. Alcuni fatti sono collegabili direttamente a questo evento che destabilizza un po’ tutti, quali: l’aumento del carico del lavoro, le condizioni operative più difficili dovute anche all’applicazione delle norme precauzionali e di tutela previste dal Covid, l’incertezza per la carenza o la mancanza di informazioni e, più in generale, il clima di tensione e paura che avvolge il futuro della propria attività.
Come è fragile la comunicazione ai tempi del Covid!
Dopo la pandemia la comunicazione è diventata più difficile. I leader devono saper comunicare sempre di più e sempre meglio, eliminando quanta più ambiguità possibile nei loro scambi con i collaboratori, a cominciare dalle e-mail, per le quale i destinatari non hanno la possibilità di ascoltare quale sia il tono del mittente.
Il capitalismo: la società dei rottweiler
Chi ha una certa età – diciamo sui settant’anni – non può dare una valutazione obiettiva del capitalismo. Ricorda vagamente (perché era piccolo) la crisi del dopoguerra ma non può non entusiasmarsi ripensando all’epoca della ripresa, al boom economico, al clima di entusiasmo di quegli anni, ai miglioramenti concreti nella vita di ogni giorno, alle speranze per un futuro sempre migliore. Un figlio di operaio (come il sottoscritto) ha potuto frequentare l’università e aspirare a un lavoro più qualificato, ben retribuito, tranquillo anche dal punto di vista pensionistico.
Aziende in crisi per il Covid-19. Qualche consiglio
Una crisi globale delle proporzioni del Coronavirus ha in dubbiamente effetti pesanti sulle imprese e, di conseguenza, su chi le deve gestire e sugli stessi collaboratori. C’è qualche suggerimento utile per far fronte a questa delicata situazione ed evitare di perdere il controllo delle proprie azioni e decisioni?