Segnaliamo un nostro articolo apparso sul periodico “HR on Line” dell’AIDP (Associazione Italiana Dirigenti del Personale), che sottolinea la difficoltà del ricambio generazionale nelle imprese italiane.
Anziani
Ricambio generazionale ai vertici delle aziende

Il ricambio generazionale più rapido ai vertici delle aziende non è dettato da una qualunquistica e ottusa operazione giovanilistica. Ci sono ragioni che riguardano la stessa natura umana, oltre ché la convulsa evoluzione dei mercati, che richiedono una capacità di innovazione molto più rapida ed efficace. In altri termini, l’esperienza è importante ma in questa temperie lo è, forse ancora di più, la creatività, l’innovazione.
Le imprese italiane (sempre) guidate da anziani
Hanno più di 70 anni in media i titolari di imprese italiane, siano essi proprietari, soci, amministratori delegati e altre cariche di rilievo. Insomma, le persone che occupano tali incarichi nelle aziende italiane non sono certo di primo pelo.
Il vero leader deve saper improvvisare tra immaginazione e conoscenza

Abbiamo bisogno di una generazione di leader capaci di organizzare l’improvvisazione e di introdurre nuovi approcci per guidare le risorse chiave: persone, organizzazioni strutturate capaci di gestire l’ignoto, meno controllo e più autonomia.
Chi può eccellere nell’improvvisazione? Chi sa inventare nuove risposte, assumere rischi calcolati, anche senza un piano predeterminato, riuscendo a trarre il meglio dagli errori per favorire la nascita di nuove idee e affrontare strade alternative.
L’improvvisazione richiede immaginazione
Come sosteneva Alfred North Whitehead: “La tragedia di questo mondo è che coloro che possiedono l’immaginazione hanno poca esperienza ( i giovani) e coloro che hanno una grande esperienza hanno ormai un’immaginazione infiacchita (i vecchi). Agire basandosi sulla sola immaginazione senza la conoscenza è da sciocchi, agire fissandosi solo sulla conoscenza senza immaginazione è da pedanti. La missione della ricerca è quella di unire insieme l’immaginazione e la conoscenza”.
Adulti adulterati. Non ci sono più i vecchi di una volta
Possiamo proprio ben dirlo. E forse è questo il dramma che danneggia soprattutto i più giovani. I vecchi che non vogliono essere vecchi, che non vogliono più invecchiare, che non vogliono pensare alla morte, cercando di confonderla con sistemi diversi, fingendo di restare giovani, non mollando il potere e le posizioni di privilegio che si sono guadagnati.
I cervelli dei nostri politici (anziani e no) sono neuroplastici ?

Secondo voi, è giusto che i leader che stanno al governo e che hanno una certa età vengano sottoposti a test “cognitivi”? Negli Stati Uniti, questo problema è sorto perché dopo l’ex Presidente Donald Trump, 75 anni, è arrivato Joe Biden, 78 anni, e forse a questa età sarebbe bene che si sottoponessero ad alcuni controlli per verificare la loro salute mentale. (In realtà, un controllo sarebbe più che auspicabile ad ogni età…)
Riflessioni sulla vecchiaia

Sono stato costretto a ripensare alla vecchiaia dopo lo scambio di opinioni apparso ieri con la nostra lettrice.
Non è facile né naturale prendere atto della vecchiaia che avanza. E la società non fa nulla per rendere questo processo meno doloroso. E’ tragicamente vero. Anche chi lucidamente sa che non può sfuggire alla legge dell’invecchiamento né può illudersi di essere immortale, deve consapevolmente prendere atto di quello che prima o poi dovrà verificarsi.
Anziani: la solitudine si vince continuando ad essere utili agli altri
Nel febbraio scorso abbiamo pubblicato su CapoVerso una recensione relativa al libro di Giambattista Rosa “Active Ageing in azienda” edito da Franco Angeli. Una nostra lettrice, Romana Mancini, Tecnologa Istat ed ex Giudice Tributario, non ha condiviso la recensione del libro e ci ha inviato una mail che pubblichiamo qui di seguito integralmente.
Anziani in azienda: un peso o una risorsa?
Un recente libro di Gianbattista Rosa, intitolato “Active Ageing in azienda”, HR Innovation-AIDP, Franco Angeli Editore, €17 – riflette sul quesito posto nel titolo e offre alcuni suggerimenti per trasformare i lavoratori senior da problema a opportunità.
Anziani: avere uno scopo nella vita fa vivere di più e meglio
Gli anziani che pensano di avere ancora uno scopo nella vita presentano una minore probabilità di morire per malattie cardiache, patologie circolatorie e digestive e maggiori probabilità di vivere più a lungo. A evidenziarlo è uno studio che ha seguito quasi settemila persone ultracinquantenni per più di dieci anni svolto presso l’University of Michigan School of Public Health, negli USA, è stata pubblicata da JAMA Network Open.