Forse tra un po’ potremmo togliere le mascherine. Finalmente, dirà qualcuno. Altri, magari non saranno poi così contenti. Abbiamo trascorso un lungo periodo in cui gli occhi, lo sguardo, sono diventati i più importanti come mezzo espressivo, dopo le parole filtrate dalla garza, e d’altra parte si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Verissimo, ma fino ad un certo punto.
Autenticità
Dopo il COVID nella vendita prevale il “soft selling”
Negli ultimi mesi milioni di persone in tutto il mondo hanno dovuto affrontare malattia, morte e difficoltà economiche a causa della pandemia. Ora più che mai, sia nelle relazioni personali sia nelle reti professionali nessuno riesce più a sopportare atteggiamenti di falsa sincerità.
Arriva la generation Z: si salvi chi può!
E’ un titolo ad effetto ma in realtà i giovani che appartengono alla generazione Z, cioè quelli nati a metà degli anni Novanta, e che cominciano ora ad affacciarsi al mondo del lavoro, non sono né meglio né peggio di altre generazioni.
Quel “non so che” ora sappiamo cos’è: essere divertenti, autentici e realisti!
Riportiamo una sintesi dell’articolo apparso qualche giorno fa (30 luglio 2020) su “Psycology Today”, scritto dal giornalista scientifico Christopher Bergland. Si tratta di consigli spiccioli sul modo di affrontare la vita di ogni giorno, scaturiti da una serie di ricerche svolte in ambito psicologico.
Pratica l’autenticità quando parli con gli altri

Sii autentico! Ecco un’espressione che è un vero e proprio paradosso. Come si fa ad obbligare qualcuno ad essere autentico? O lo è o non lo è. Anche lo psicologo statunitense Carl Ramson Rogers, autore del bestseller (1980) “A way of being”, è convinto che essere autentici è tutt’altro che facile. Eppure qualche volta, raramente, capita e ce ne accorgiamo, soprattutto quando ci confrontiamo con una persona che si dimostra altrettanto autentica. Scatta qualcosa di incredibile che dà significato alla nostra esistenza. E spesso questo incontro si trasforma in amicizia…
Francesca Gino. Alla ricerca del talento ribelle

Francesca Gino, ha scritto il libro “Talento ribelle. Perché infrangere le regole paga (nel lavoro e nella vita)”, pubblicato da Egea, €25,00. Nella sua ricerca, l’autrice ha incontrato numerosi personaggi, provenienti dalle più diverse estrazioni sociali, che hanno avuto nei loro rispettivi ambiti grande successo, infrangendo o capovolgendo le regole, scegliendo soluzioni anticonformiste, spiazzando gli altri con atteggiamenti a prima vista distruttivi ma sempre con finalità creative, ponendosi traguardi e obiettivi nuovi, imprevedibili. Personaggi unici che possedevano ognuno quella particolare qualità che l’Autrice ha battezzato talento ribelle.
Un buon leader conosce le priorità e il valore dei suoi interventi

C’è la vecchia affermazione di Benjamin Franklin “to be penny wise pound foolish“, che potremmo tradurre con la tendenza delle persone a essere oculate nelle piccole spese e prodighe in quelle grandi.
Il re è nudo. Apparire vulnerabili favorisce la fiducia nei leader
Le ricerche sulle caratteristiche della leadership sono numerose e spesso prendono vie tortuose, cercando di indagare anche i momenti meno positivi della vita di un manager per trarne degli insegnamenti. Ne è una prova una ricerca condotta dai professori Peter Fuda e Richard Bahdman dell’Australian Macquarie Graduate School of Management.