Imparare a controllare le emozioni

Marlene Chism

Nel mondo del lavoro si parla sempre più di emozioni che condizionano i nostri comportamenti e le nostre decisioni. Ci sono, naturalmente, diversi tipi di emozioni. Quelle più forti rischiano di far deragliare il comportamento anche del leader più sicuro di sé. Parliamo di quando ci sentiamo in balia della rabbia, del risentimento e reagiamo di conseguenza senza valutare opportunamente gli effetti di tale reazione. O pentendosene a cose fatte e ripromettendosi di non ricaderci mai più.

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Attento alla faccia che fai quando parli agli altri

Un leader che si rispetti, secondo Anne Sugar (executive coach per la Harvard Business School Executive Education), deve avere una “faccia da poker”, cioè tale che non sia possibile scoprire quali sono i suoi veri sentimenti. In altri termini, secondo la studiosa, il leader dovrebbe assumere una espressione “neutra”, cosa che in qualsiasi tipo di comunicazione sarebbe invece preferibile evitare.

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Il leader, una persona consapevole

La consapevolezza è senz’altro la dote principale del leader, perché essere consapevoli del lavoro che si sta facendo significa essere severi e duri prima di tutto con se stessi. Non accampare mai giustificazioni per i propri errori, non tollerare manchevolezze, essere implacabili nel valutare il proprio comportamento, tenendo conto delle reazioni degli altri. Osservare il proprio operato attraverso gli occhi degli altri e chiedersi sempre cosa è necessario fare, avendo individuato chiaramente l’obiettivo da raggiungere insieme.

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Etica: ragionare secondo il modello scientifico

Come abbiamo visto, conoscere le regole del vivere civile ed etico in azienda (come nella società, in famiglia, ecc.) non si traduce automaticamente in un comportamento corretto. Né basta avere buone “intenzioni” affinché esse, nella realtà concreta vengano applicate.

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Un buon leader è sempre controllato

La leadership richiede un impegno e uno studio costante. Alcuni nascono con il dono del carisma, ma pochi diventano leader senza aver studiato ed essersi impegnati sul serio. L’ambizione e la personalità sono belle cose ma occorre sviluppare delle abilità particolari per trasformarle in una autentica leadership.

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La solitudine fa bene a tutti, anche al leader

Due studiosi Raymond M. Kethledge e Michael S. Erwin sono convinti – e lo hanno scritto nel loro libro “Lead Yourself First” – che se i leader riescono a stare un po’ soli con se stessi non possono che ottenere maggiore chiarezza mentale, creatività, equilibrio emotivo e coraggio morale. Per illustrare questo concetto si avvalgono di esempi di personalità importanti, come: Winston Churchill, Martin Luther King, Dwight Eisenhower, Maria Curie, Thomas Eliot, ecc. che hanno affidato alla solitudine i momenti cruciali della loro vita.

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