La torcia, il riflettore e il giocoliere

Quando viene a mancare l’attenzione, diamo la colpa alla vita frenetica e stressante che facciamo, ai tempi sempre più convulsi del nostro lavoro, che ci allontana dagli obiettivi che abbiamo in mente e fa calare sempre di più la nostra concentrazione. E’ un processo molto pericoloso della cui gravità ci rendiamo conto, spesso in maniera drammatica, solo quando gli errori che facciamo aumentano, e l’attività che svolgiamo ci pesa sempre di più.

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Tra assenteismo e presenteismo. Prendersi le proprie responsabilità

Bisogna avere il coraggio di dire che chi non si prende la responsabilità del proprio lavoro in questi tempi è un incosciente. In una situazione complessa e difficile come quella che stiamo vivendo a causa della pandemia, riteniamo che qualsiasi lavoratore, a qualsiasi livello, non possa esimersi dal prendersi la responsabilità di quello che fa. Anche se la sua è una attività che può apparire meno strategica e importante di altre.

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Gian Carlo Cocco. Time to Mind: I 4 pilastri dell’apprendimento (Seconda parte)

Stanislas Dehaene

E’ uscito il nuovo libro di Gian Carlo Cocco, “Time to Mind. Velocità ed efficacia dell’apprendimento: il nuovo vantaggio competitivo di imprese e individui” da Franco Angeli, HR Innovation, 240 pagine, € 24,00. Abbiamo posto al suo autore altre domande.

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Deep Work. Massima concentrazione: tanta gratificazione!

Andrew D. Huberman

Deep work: lavoro profondo, lavoro intenso. E’ il titolo del libro di Cal Newport, appena tradotto in Italia da Roi edizioni. Ma cosa significa lavoro profondo?

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Smart working: le domande giuste da porre a chi lavora da remoto

In questi periodi di grande incertezza sembrerebbe naturale fornire ai propri collaboratori delle risposte che loro si aspettano, soprattutto riguardo al ritorno alla “normalità”, alle prospettive del proprio lavoro, in che modo inciderà concretamente su ognuno di loro la crisi che si stiamo vivendo.

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Tra informazioni e testimonianze. Nicla Vassallo, dal suo ultimo libro “Non annegare”

In questi momenti in cui siamo bombardati dalle informazioni o dalle testimonianze (a causa del Coronavirus) è giusto che facciamo alcune riflessioni su questi temi aiutati da una filosofa di successo. Dall’ultimo libro di Nicla Vassallo: “Non annegare. Meditazioni sulla conoscenza e sull’ignoranza”, riportiamo alcuni stralci, invitandovi ad acquistare lo snello libretto che merita di essere letto e ponderato.

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Le differenze tra introversi ed estroversi: vi ritrovate?

Gli introversi tendono a: Gli estroversi tendono a:
avere una forte carica interiore ma a sentirsi condizionati dalle persone ricavare una forte carica dall’interazione con le persone
avere un ‘sé interiore’ e un ‘sé esteriore’, quella che si può definire personalità multistrato avere una personalità a un solo livello; si comportano allo stesso modo in pubblico e in privato
avere bisogno di una certa privacy essere aperti e fiduciosi
formulare mentalmente il loro pensiero, prima di parlare pensare ad alta voce
non amare essere al centro dell’attenzione avere piacere ad essere al centro dell’attenzione
imparare osservando piuttosto che facendo imparare facendo
essere a disagio con i cambiamenti sentirsi a proprio agio rapidamente nelle nuove situazioni
avere qualche amico molto intimo, piuttosto che un’ampia cerchia di amicizie occasionali fare amicizia facilmente e avere un sacco di amici
avere una grande capacità di concentrazione essere facilmente distratti
essere riflessivi essere impulsivi
non amare essere inseriti in grandi gruppi e, nel caso, assumere un atteggiamento defilato e poco partecipativo trovarsi a loro agio nei grandi gruppi e pronti ad assumersi dei rischi

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