
Noi ci occupiamo di leadership. La nostra idea, che può apparire (e attualmente lo è senz’altro) paradossale, è che il mondo non dovrebbe più avere bisogno di leader. Parafrasando Bertolt Brecht: “Beato il Paese che non ha bisogno di… leader”.
Chi ha paura degli algoritmi? Un po’ tutti. Chi lavora in azienda sa che l’Intelligenza Artificiale permea ormai ogni settore, dal servizio clienti all’assunzione di nuovi collaboratori. Eppure, chi non è un esperto (ma certe volte anche chi lo è) non capisce bene come funzionino tali algoritmi.
Come si fa a distinguere una buona cultura aziendale da una cattiva, dal punto di vista dei dipendenti? Questa è una domanda più complicata di quanto possa sembrare. La maggior parte dei leader concorda in linea di principio che la cultura aziendale è importante, ma non sempre (quasi mai) concorda con quella dei propri collaboratori.
In un articolo su “Il Sole 24 Ore”, Paolo Legrenzi, Professore emerito di psicologia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Presidente del comitato scientifico di X-ITE, centro di ricerca LUISS, riflette sul concetto della “maledizione del vincitore” (winner’s curse), assimilando tale comportamento con il rapporto che le persone hanno con la propria coscienza.
Il nuovo libro di Sebastian Ostritsch “Hegel. Der Weltphilosoph”, il filosofo mondiale, è interessante perché, tra gli altri temi, affronta quello della disuguaglianza non soffermandosi esclusivamente sull’aspetto economico.
In genere siamo portati a pensare che i comportamenti etici riguardino sempre e solo il bene degli altri e che quindi solo alcune persone (più generose e nobili di altre) possano praticarli. In questo modo, si pensa che l’etica sia quasi impossibile per le persone normali e si viene a creare nei confronti dell’etica una istintiva antipatia che, in certi casi, può anche trasformarsi in imbarazzo o senso di colpa.
Siamo sicuri che i manager in ambito aziendale prendano le loro decisioni sempre con senso di responsabilità, mente chiara e cuore aperto? Nessuno lo è. Anche perché varie ricerche empiriche hanno dimostrato il contrario, cioè che i manager aziendali nelle loro decisioni fanno prevalere molto spesso aspetti egoistici.
Seconda parte dell’intervento di Claudio Antonelli, Presidente PIU’ – Professioni Intellettuali Unite e Docente di Etica della Professione al Politecnico di Milano.
Ci siamo occupati in passato di etica, affrontando un tema tanto spinoso da diversi punti di vista. Ora pubblichiamo un contributo, decisamente più pragmatico, di Claudio Antonelli, Presidente PIU’ – Professioni Intellettuali Unite e Docente di Etica della Professione al Politecnico di Milano.
Stanley Milgram è uno psicologo statunitense reso famoso da un esperimento da lui condotto presso la Yale University, pubblicato per la prima volta nel 1963, che a suo tempo fece scalpore. L’obiettivo era quello di verificare fino a che punto delle persone sottoposte a un esperimento avrebbero obbedito a degli ordini, impartiti da una figura autorevole, in contrasto con i principi morali della loro coscienza personale.