Come sarà il nuovo totalitarismo? Ce lo dice Huxley

Aldous Huxley

Non esiste, ben inteso, alcuna ragione perché i nuovi totalitarismi somiglino ai vecchi. Il governo basato su manganelli e plotoni d’esecuzione, carestie artificiali, imprigionamenti e deportazioni di massa, è non soltanto disumano (cosa che oggi come oggi non preoccupa nessuno più di tanto), ma provatamente inefficiente e questo, in un’era di tecnologia avanzata, è un peccato contro lo Spirito Santo.

Uno Stato totalitario davvero “efficiente” sarebbe quello in cui l’onnipotente comitato esecutivo dei capi politici e il loro esercito di direttori soprintendessero a una popolazione di schiavi che ama tanto la propria schiavitù da non dovervi neanche essere costretta.

Far amare agli schiavi la loro schiavitù: ecco qual è il compito ora assegnato negli Stati totalitari ai ministeri della propaganda, ai caporedattori dei giornali e ai maestri di scuola.

Aldous Huxley, nuova prefazione a “Il mondo nuovo

Il futuro ci interessa. Ma solo quello personale!

Se ci pensiamo bene, la nostra vita, intesa come appartenente ad una comunità, oggi si basa principalmente sulle emergenze che di volta in volta siamo costretti a gestire. Emergenza pandemia, emergenza climatica, emergenza energetica, e via dicendo. E’ giusto vivere solo sulle emergenze? Perché la gente, e soprattutto i politici, pensano poco al futuro collettivo? Si fermano al contingente, al presente. Come se davvero il futuro non interessasse affatto.

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Il capitalismo e la roba

Rileggere Giovanni Verga, a cento anni dalla sua morte, e la famosa novella “La roba”, con protagonista il vecchio Mazzarò, ricchissimo e avaro, ormai prossimo alla morte, è importante. Perché ci può insegnare qualcosa anche riguardo al capitalismo di oggi, all’ incapacità di questo sistema di accumulo di ricchezza di lasciare a chi viene dopo di noi, un pianeta sano anziché, come sta accadendo, una terra devastata dalle guerre, ferita dalla ricerca ossessionante, illimitata e sfrenata del suo sfruttamento.

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Come si è evoluta la tecnologia informatica e il suo futuro prossimo

Non è facile rendersi conto dell’evoluzione della tecnologia informatica e dei computer in generale. Per farlo, ci aiuta un esempio del prof. Antonio Rizzo dell’Università di Siena che insegna ergonomia cognitiva, già apparso sul libro P.G. Gabassi (A cura di) “Persone, lavoro, organizzazione”, Milano, Franco Angeli, 1995, pp. 206-223.

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Scopriamo cos’è l’apofenia. Ci aiuterà in questi momenti di caos

Viviamo in una società in cui l’unica certezza è l’incertezza e l’unica costante il cambiamento. L’incertezza è il risultato del sentimento di ignoranza (impossibilità di sapere quello che accadrà) e di impotenza (impossibilità di evitare ciò che accadrà), oltre alla paura – particolarmente forte in questo periodo di pandemia – per le conseguenze che tutto ciò potrà avere su di noi, sul nostro comportamento e sulla nostra visione del futuro.

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Il capitalismo: la società dei rottweiler

Chi ha una certa età – diciamo sui settant’anni – non può dare una valutazione obiettiva del capitalismo. Ricorda vagamente (perché era piccolo) la crisi del dopoguerra ma non può non entusiasmarsi ripensando all’epoca della ripresa, al boom economico, al clima di entusiasmo di quegli anni, ai miglioramenti concreti nella vita di ogni giorno, alle speranze per un futuro sempre migliore. Un figlio di operaio (come il sottoscritto) ha potuto frequentare l’università e aspirare a un lavoro più qualificato, ben retribuito, tranquillo anche dal punto di vista pensionistico.

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La nuova normalità dopo la pandemia

Da qualche tempo, si parla di fase 2 per il Covid-19. Quasi tutti pensano di esserci arrivati. Ma la fase 1 – quella dello shock iniziale, dell’emergenza, delle decisioni prese al volo e “senza rete” – non possiamo dire purtroppo che si sia davvero conclusa per tutte le aziende.

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