
Ci sono alcune idee che, nonostante tutto quello che accade nel mondo, sopravvivono. Sono idee che spesso diventano dogmi, cioè verità che non si devono mettere in discussione. Invece, sarebbe opportuno farlo.
Una riflessione sul potere è oggi più che mai importante e necessaria. Non se ne parla molto perché è facile, facendolo, cadere nei luoghi comuni che si rivelano spesso pseudo-verità incancrenite dal tempo, difficili da scalzare.
Se la società si regge primariamente sui criteri della libertà di mercato e dell’efficienza, non c’è posto per costoro, e la fraternità sarà tutt’al più un’espressione romantica.
Il fatto è che «la semplice proclamazione della libertà economica, quando però le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi realmente, e quando si riduce l’accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio».
Parole come libertà, democrazia o fraternità si svuotano di senso. Perché, in realtà «finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale». Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se lo loro efficienza sarà poco rilevante.
Abbiamo rivolto alcune domande sul tema “Gerarchia e organizzazione” a Francesco Maiolo, professore all’Università di Roma3, Dipartimento di Scienze Politiche. Qui di seguito le sue risposte.
Temi trattati: Siamo di fronte a una nuova schiavitù: la competizione universale. Socializzare oggi significa competere, misurarsi a vicenda. Occorre riscoprire cos’è il potere e come funziona. L’istruzione deve ridisegnare i rapporti tra sfera funzionale ed esistenziale. Fare impresa è vincere a spese della concorrenza. L’illusione del libero mercato: garantire l’equilibrio concorrenziale mentre tende al monopolio. Bisognerebbe intendere l’impresa come una gara sportiva, superando il rapporto (diabolico) che lega il piacere proprio al dolore altrui.