Con il liberalismo sparisce la libertà come relazione?

La modernità è senz’altro il risultato della forza propulsiva del liberalismo. Ma questa ideologia non tiene sufficientemente conto della relazionalità intrinseca della persona umana, così non riesce a percepire in modo adeguato nemmeno la socialità e la stessa società e, di conseguenza, neanche i principi della solidarietà e della fratellanza. La società di solito viene ridotta alla sfera del mercato sottratta allo Stato.

La sfera pubblica viene così non solo distinta ma sciolta da quella privata. Tutta la dimensione dell’uomo che non comprende il mercato o viene relegata nella sfera privata o viene mercificata.

Il neoliberalismo e l’ideologia del New Public Management tendono, invece, a colonizzare con la loro logica competitiva e di diritto privato la sfera pubblica, che a sua volta, appartenendo alle cose del bene comune, dovrebbe essere contrassegnata prima di tutto dalla logica di libertà della società civile – e non in prima linea da quella del mercato – e dalla solidarietà e dalla fraternità che contengono anche i momenti della gratuità e della reciprocità, laddove quest’ultima non è lo scambio del mercato.

Dal liberalismo sparisce la libertà come relazione e non si considera il bene relazionale un valore e non se ne fa politica governativa e pubblica. Non vi è presente il libero associarsi per il bene comune, laddove le relazioni già in sé formano schemi di bene pubblico-privato. Ne ricadono e se ne sentono le conseguenze anche nella sfera politica, perché in questo modo sarà la sfera statuale a colmare il vuoto che provoca quasi la piena assenza di una società veramente civile non statalizzata e politicizzata dai partiti.

Una società civile esige una libertà per associarsi e per un fare libero per il bene comune di una scuola, di una contrada, di una città, di una provincia, di una regione, di una rete regionale di volontariato ecc.

(da: Jànos Frivaldszky, “L’antropologia e i principi del buon governo”, Università Cattolica Pázmány Péter, Budapest)

Liberalismo e società neoliberali

Il giurista francese Antoine Garapon rileva molto lucidamente l’abbaglio di chi si oppone al presunto totalitarismo delle società odierne neoliberali: «Il neoliberalismo trasforma il diritto privato nella propria costituzione; e fa del potere giudiziario una forma di governo.

Il totalitarismo schiaccia l’individuo? Il neoliberalismo magnifica la libertà e responsabilizza l’individuo, talvolta fino all’eccesso. Il totalitarismo si basava su una burocrazia statuale irresponsabile e improduttiva? Il neoliberalismo la riduce sempre al minimo. Il totalitarismo è nostalgico dell’unità? Il neoliberalismo spinge la divisione al suo parossismo, atomizzando il mondo in altrettante individualità.

Tutte le critiche relative al totalitarismo – la persona contro il sistema, il diritto contro l’arbitrio, i lumi della scienza contro l’oscurantismo della religione – non soltanto non colgono nel segno se riferite al neoliberalismo, ma militano piuttosto in favore di quest’ultimo. Esso si presenta infatti dalla parte della scienza, dell’individuo, del diritto, della libertà».

(da: Antoine Garapon, Lo Stato minimo. Il neoliberalismo e la giustizia, Raffaello Cortina, Milano 2012, p. 160)