Imparare a controllare le emozioni

Marlene Chism

Nel mondo del lavoro si parla sempre più di emozioni che condizionano i nostri comportamenti e le nostre decisioni. Ci sono, naturalmente, diversi tipi di emozioni. Quelle più forti rischiano di far deragliare il comportamento anche del leader più sicuro di sé. Parliamo di quando ci sentiamo in balia della rabbia, del risentimento e reagiamo di conseguenza senza valutare opportunamente gli effetti di tale reazione. O pentendosene a cose fatte e ripromettendosi di non ricaderci mai più.

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Attento alla faccia che fai quando parli agli altri

Un leader che si rispetti, secondo Anne Sugar (executive coach per la Harvard Business School Executive Education), deve avere una “faccia da poker”, cioè tale che non sia possibile scoprire quali sono i suoi veri sentimenti. In altri termini, secondo la studiosa, il leader dovrebbe assumere una espressione “neutra”, cosa che in qualsiasi tipo di comunicazione sarebbe invece preferibile evitare.

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Il meta-messaggio nelle e-mail. Attenti anche alle maiuscole

Massimo Dall’Olio, psicologo e formatore, ha scritto un bel libretto dal titolo “Imparare dai conflitti” Edizioni FrancoAngeli (19 euro). L’autore parla di conflitti tra persone, delle relazioni difficili che possono creare ostacoli o problemi ma che, con un po’ di buona volontà, possono essere gestite al meglio per favorire una crescita personale.

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Il narcisismo delle piccole differenze

Uno dei problemi che assilla di più la nostra società è la disuguaglianza. In particolare, quella economica. I sociologi continuano a battere su questo tasto. E le statistiche sembrano dar loro ragione. Viceversa, la disuguaglianza è un fenomeno difficile da verificare direttamente.

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Colpa e responsabilità. La differenza è fondamentale

Devo confessare che non mi piace dare la colpa a qualcuno per un errore che ha commesso. Non mi piace trovare difetti agli altri e, peggio ancora, sbatterglieli in faccia. Credo, però, in modo convinto che sia necessario, ove possibile, assegnare delle responsabilità e che, quindi, sia giusto che le persone che se le sono assunte possano essere ritenute responsabili dei loro errori.

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Il capitalismo: la società dei rottweiler

Chi ha una certa età – diciamo sui settant’anni – non può dare una valutazione obiettiva del capitalismo. Ricorda vagamente (perché era piccolo) la crisi del dopoguerra ma non può non entusiasmarsi ripensando all’epoca della ripresa, al boom economico, al clima di entusiasmo di quegli anni, ai miglioramenti concreti nella vita di ogni giorno, alle speranze per un futuro sempre migliore. Un figlio di operaio (come il sottoscritto) ha potuto frequentare l’università e aspirare a un lavoro più qualificato, ben retribuito, tranquillo anche dal punto di vista pensionistico.

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Quando parla un leader: le parole tra noi pesanti*

Parole, parole, parole. Molti dei nostri lavori, specialmente quelli più qualificati, si reggono sulle parole che diciamo. Le parole sono importanti. Qualche volta, ci sfuggono parole un po’ dure, ma raramente diamo ad esse il giusto valore. Quando invece le riceviamo sentiamo sulla nostra pelle quanto male facciano. (Le parole sono pietre? Carlo Levi)

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