Robert Plomin è uno psicologo che ha svolto numerosi studi, soprattutto sui gemelli e sulle grandi scoperte della genetica comportamentale. Un suo recente libro “L’impronta genetica. Come il DNA ci rende quello che siamo”, Raffaello Cortina, Milano, euro 18,70, ha creato non poche reazioni negative.
Francesca Gino, ha scritto il libro “Talento ribelle. Perché infrangere le regole paga (nel lavoro e nella vita)”, pubblicato da Egea, €25,00. Nella sua ricerca, l’autrice ha incontrato numerosi personaggi, provenienti dalle più diverse estrazioni sociali, che hanno avuto nei loro rispettivi ambiti grande successo, infrangendo o capovolgendo le regole, scegliendo soluzioni anticonformiste, spiazzando gli altri con atteggiamenti a prima vista distruttivi ma sempre con finalità creative, ponendosi traguardi e obiettivi nuovi, imprevedibili. Personaggi unici che possedevano ognuno quella particolare qualità che l’Autrice ha battezzato talento ribelle.
Stabilire come e dove si possa applicare la meritocrazia e, soprattutto se sia necessario farlo, non è cosa facile. Da un certo punto di vista, anche le imprese e i mercati non sono ambienti meritocratici, come sostiene il prof. Luigino Bruni (Università Lumsa), perché le scelte avvengono sulla base di informazioni ex ante mentre i risultati dipendono in buona parte da eventi ex post imprevisti e imprevedibili.
Mark Miller ha scritto, insieme a Randy Gravitt, un libro che si intitola “Talent Magnet” che prende le mosse da oltre 7.000 interviste fatte sia a chi sta cercando dei talenti sia a chi, essendo un talento, cerca un posto di lavoro adeguato. Ne esce fuori una ricerca interessante e utile dalla quale si possono trarre alcuni insegnamenti importanti, il primo dei quali può sembrare un po’ imprevedibile. Ma non lo è affatto.
Segnaliamo alcune considerazioni particolarmente interessanti, estrapolate da un intervento di un esperto di innovazione, molto attento agli scenari futuri, Jim Carroll.