Il tempo dell’utopia è passato. Oggi non si pensa più al futuro con una idea di progresso, con la speranza di una società più giusta, più trasparente, nella quale la comunicazione possa essere in funzione della verità e della pace, dove siano ormai un ricordo del passato gli inganni, i sotterfugi, le manipolazioni.
I leader di successo nella gestione delle loro aziende sono capaci di integrare tre diversi tipi di leadership. Quella che possiamo definire “engaging”, cioè l’abilità di pianificare un progetto e di comunicarlo con convinzione ai propri collaboratori.
Leggete la famosa pagina che Tucidide dedica a Pericle, ma anche l’affermazione finale in neretto che è piuttosto significativa:
Pericle, potente per dignità e per intelligenza, notoriamente incorruttibile, controllava il popolo senza minarne la libertà, e non era guidato dal popolo più di quanto lui stesso non lo guidasse; non parlava per compiacerlo, poiché non aveva acquisito il potere con mezzi illeciti ma per via dei suoi meriti, e lo contraddiceva anche sotto l’influsso dell’ira. Quando avvertiva che il popolo era inopportunamente audace per la sua prepotenza, con la parola lo portava al timore; quando invece vedeva che irragionevolmente aveva paura, lo spronava ad aver coraggio.
In sintesi, la democrazia di Atene era tale solo a parole [lógoi men], ma nei fatti [érgoi de] il potere era del primo cittadino.
Sono sempre un po’ scettico quando qualcuno parla di speranza. Della speranza come fiducia assoluta nella Provvidenza, più o meno divina, come atteggiamento passivo nell’attesa messianica di un futuro positivo o solo di qualche combinazione fortunata. Speranza che, in questo modo, diventa anticamera dell’illusione, fede non sostenuta da fatti concreti ma solo da ipotesi, in genere scarsamente verificabili, sogno ad occhi aperti, chimera che provoca delusioni continue.