L’impresa oggi, una start up continua

Start UpQuando un’azienda nasce entra in un periodo in cui la creatività è altissima, la solidarietà massima, la condivisione dei principi fondanti  raggiunge livelli inimmaginabili. I progetti e gli obiettivi sono comuni, condivisi, partecipati. L’azienda è animata da un’energia inesauribile, da un grande entusiasmo, che coinvolge tutti i rapporti interni ed esterni. La strategia  messa in atto è agile, adattabile, pronta a cogliere ogni stimolo che provenga dal mercato, a capitalizzare le opportunità e a sfuggire alle minacce con rapidità, disposta ad affrontare l’ignoto senza paura.

E’ un po’ lo stato nascente di cui parla Alberoni nella sua teoria dell’innamoramento. Poi però l’energia creativa, fluida si trasforma a poco a poco in struttura, in norme, convenzioni, abitudini, che cercano di consolidare e ottimizzare l’efficienza raggiunta, dare continuità logica al progetto, prevedere con anticipo eventuali evoluzioni, ecc. In altri termini, l’impresa diventa matura e anche le scelte diventano più ponderate.

Se prima le decisioni erano rapide, agili, magari imprecise, ora diventano più attente, sagge, ragionevoli, ma meno pronte a cogliere i cambiamenti in atto.

Oggi, però, sembra che queste doti non possano più reggere di fronte a un periodo di costante accelerazione, dovuta alle innovazioni continue in campo tecnologico. Qualche dato, citato anche da Kotter: si assiste a un incremento continuo dei brevetti, la capacità di memoria di massa dei computer cresce rapidamente, i mercati scambiano un numero sempre più elevato di azioni.

Abbiamo  davanti un periodo in cui ci si dovrà adeguare a questi nuovi ritmi di crescita.

Qualche suggerimento:

  1. Progettare e agire da star-up, cioè avere un approccio bidimensionale che tenga conto armonicamente dell’esistente e del nuovo.
  2. Favorire la connectivity e il consenso, cioè abbattere tutti i muri che all’interno dell’azienda impediscono lo scambio di informazioni e interazioni tra i collaboratori e i manager.
  3. Stabilire nuovi piani di coinvolgimento e di sviluppo delle digital skills dei collaboratori. Studiare piattaforme digitali per strutturare processi più agili anche grazie a digital tools.
  4. Ripensare il modello di business che preveda l’attuazione di iniziative diverse in grado di coinvolgere tutte le funzioni aziendali.
  5. Continua verifica e scouting del mercato per individuare partners o opportunità per superare e colmare eventuali gap, tenendo conto della raccolta e gestione dei dati strutturati e destrutturati e sfruttando tutte le soluzioni in real time e mobile.
  6. Non perdere mai di vista il cliente, ridiscutendo certe idee troppo datate e facendo ricorso a tecniche di customer journey, sviluppando interazioni, feedback, nuove esperienze e linguaggi mirati

Quindi, dovremmo anche abituarci alle repentine trasformazioni delle aziende. Purtroppo, anche a fallimenti e nuove start-up, a fusioni e scissioni, come sistemi drastici per sopravvivere a un mercato così convulso. C’è un aspetto positivo, però. I collaboratori, soprattutto quelli che non si lasceranno inserire in nessun tipo di routine e sapranno farsi una esperienza importante nel lavoro in team, potranno avere diverse e più ampie possibilità di autonomia e sempre maggiore capacità contrattuale.

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