LaRae Quy è stata un’agente dell’FBI e ha lavorato nel controspionaggio. E’ autrice di diversi libri e di un famoso test per valutare se possediamo una mente “forte” (al termine dell’articolo potrete cimentarvi). Scoprirete che cos’è l’”hot wash” per gli agenti FBI e le cinque regole per avere fiducia in se stessi (e non perderla mai).
Month: giugno 2016
La competizione: diamo una regolata al nostro ego
Lo spirito di competitività è aumentato nella nostra epoca. La gara, la competizione sono diventate veri e propri stili di vita. Quello che conta è primeggiare. In qualsiasi campo, poter dire di essere il primo, di essere “il meglio”. Un fenomeno – evidente anche grazie ai numerosi e immancabili “Talent show” e spettacoli similari della tv, ai concorsi vari, ai giochi d’azzardo, ecc. – che ha ricadute di tipo etico e politico non sempre palesi ma quasi sempre deleterie.
Far convivere etica e business è possibile!
Segnaliamo volentieri un bell’articolo pubblicato da OSMValue, una società di consulenza aziendale, formazione e selezione del personale che opera in Sicilia, e che condividiamo in pieno. Scritto in modo semplice e accattivante dal Direttore Tecnico dell’azienda dott. Gaetano Seminara coglie in pieno lo spirito che dovrebbe animare l’approccio serio e responsabile al lavoro. Si intitola “Vincere nel business abbracciando l’etica”.
La palla al piede degli smartphone
Fino a poco tempo fa avere uno smartphone aziendale oltre a un benefit era considerato una soluzione ideale per essere sempre connessi, una specie di ufficio mobile, che si pensava avrebbe consentito di mantenere una certa libertà, con l’illusione di potersi dedicare di più a se stessi, alla famiglia, ai propri hobbies. Oggi, le cose sono cambiate. Lo smartphone aziendale è diventato sempre più invasivo. Il suo uso addirittura ossessionante. Si può persino essere chiamati a tarda notte e bisogna sempre essere disponibili.
10 consigli per migliorare l’apporto dei vostri collaboratori
Da “Forbes”, la famosa rivista americana, abbiamo ripreso, adattandolo, come nostra consuetudine alla realtà italiana, il decalogo realizzato da Bruce Kasanoff. Sono cose spesso già note, ma ribadirle non guasta mai.
Il leader può ingannare a fin di bene? 2. Effetto Placebo
Riprendiamo l’articolo già pubblicato su questo tema e l’affermazione del prof. Jeffrey Pfeffer il quale sostiene che il leader, in certi casi, può nascondere la verità o ingannare i propri collaboratori a fin di bene. A sostegno della sua tesi, egli illustra l’effetto placebo in medicina.
Se la memoria vacilla è colpa di Google?
Di Pico (della Mirandola) ce n’è uno e, come lui, non ci sarà più nessuno. Insomma, sembra che l’uomo contemporaneo abbia sempre più difficoltà a memorizzare numeri di telefono, indirizzi, appuntamenti, ecc. La colpa, secondo alcuni, è di Google che quando siamo in difficoltà ci dà l’aiuto che ci manca.
Il leader può ingannare a fin di bene? 1. Effetto Pigmalione
Secondo il prof. Jeffrey Pfeffer – che lavora presso il Dipartimento Thomas D. Dee II di Comportamento Organizzativo alla Graduate School of Business, Università di Stanford – il leader non solo può ma, se il caso lo richiede, deve poter essere in grado di ingannare i propri collaboratori.
Lavoro: si può dare di meno
Uno spettro si aggira nelle imprese: il downshifting. Non sappiamo se sia figlio dell’ideologia della decrescita felice. Ci interessa poco. Ma il “downshifting” sembra che cominci a prendere piede anche tra i manager delle nostre aziende. Che cosa significa è presto detto.
I giovani e i social network: la voglia infinita di uniformarsi
Gli scienziati americani dell’Università della California a Los Angeles hanno effettuato un interessante esperimento sui “nativi digitali”, cioè ragazzi tra i 13 e i 18 anni, che sono stati sottoposti a risonanza magnetica per verificare in tempo reale le loro reazioni durante l’utilizzo di social network.