Sbagliando si impara. Si diceva un tempo, ma è valido ancora oggi!

Su “CEO World”, un prestigioso magazine on line americano di diffusione internazionale, ci siamo imbattuti in un interessante articolo scritto da un giovane studioso italiano, Riccardo Pandini, che si è soffermato sulla genesi dell’errore e sulla sua importanza per favorire la nostra crescita personale e professionale.

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Mai dire “Mi dispiace”

Maurice Schweitzer

Se devi farti perdonare qualche errore, una svista, una mancanza, non dire mai – ma proprio mai: “Mi dispiace”. Lo sostiene Maurice Schweitzer, professore di management presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania. Studioso ed esperto psicologo, cerca di motivare la sua affermazione con argomentazioni che alla fine ci sembrano convincenti e condivisibili. Vediamole insieme.

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Adam Grant: ripensiamoci, magari stiamo sbagliando…

Adam Grant, che i lettori di Capoverso conoscono già (i precedenti articoli li abbiamo ripubblicati nei giorni scorsi), ha scritto un altro libro interessante, uscito per l’editore EGEA che si intitola “Pensaci ancora”, che analizza la capacità che dovremmo possedere tutti di ripensare e disimparare, cioè di avere il coraggio di adattare e modificare le nostre idee, rimettendole in discussione. Non facile in un’epoca in cui si parla sempre più spesso di intolleranza e fondamentalismi. Continua a leggere

Gian Carlo Cocco. Time to Mind: I 4 pilastri dell’apprendimento (Seconda parte)

Stanislas Dehaene

E’ uscito il nuovo libro di Gian Carlo Cocco, “Time to Mind. Velocità ed efficacia dell’apprendimento: il nuovo vantaggio competitivo di imprese e individui” da Franco Angeli, HR Innovation, 240 pagine, € 24,00. Abbiamo posto al suo autore altre domande.

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Colpa e responsabilità. La differenza è fondamentale

Devo confessare che non mi piace dare la colpa a qualcuno per un errore che ha commesso. Non mi piace trovare difetti agli altri e, peggio ancora, sbatterglieli in faccia. Credo, però, in modo convinto che sia necessario, ove possibile, assegnare delle responsabilità e che, quindi, sia giusto che le persone che se le sono assunte possano essere ritenute responsabili dei loro errori.

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Perché non siamo abbastanza “serendipici”?

Perché in genere siamo tutti afflitti da “fissità funzionale”. Spieghiamo il concetto con una frase ad effetto: “Se hai un martello, tutto sembra un chiodo!”. Cioè, quando si è abituati a usare una strategia, uno strumento o una soluzione particolare sempre nello stesso modo abbiamo grande difficoltà a immaginare cose nuove o sistemi diversi di fare le stesse cose. Siamo bloccati, limitati.

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Tra nichilismo e dogma

Una cosa è sicura. Non sappiamo dove sta la verità. La verità è mobile, passa e bisogna lasciarla passare. La verità non deve essere un punto di riferimento stabile. Raggiunto una volta per tutte. Anche se ci farebbe piacere che fosse così. Ci tranquillizzerebbe. La verità è una continua ricerca. Dobbiamo sempre essere liberi di farci queste domande: in base alla verità nella quale credo, cosa sto facendo? Il mio comportamento quali conseguenze potrà avere per me e per gli altri, e per la società in cui vivo?

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I sette errori “fatali” dei manager d’azienda

Sydney Finkelstein

Ogni tanto crediamo sia giusto tornare ai classici, come nel caso del lavoro di Sydney Finkelstein – direttore del Tuck Executive Program (TEP) alla Tuck School of Business al Dartmouth College – che risale al 2004 ed è frutto di una lunga ricerca sulle cause che portano al fallimento delle aziende.

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