Quando parla un leader: le parole tra noi pesanti*

Parole, parole, parole. Molti dei nostri lavori, specialmente quelli più qualificati, si reggono sulle parole che diciamo. Le parole sono importanti. Qualche volta, ci sfuggono parole un po’ dure, ma raramente diamo ad esse il giusto valore. Quando invece le riceviamo sentiamo sulla nostra pelle quanto male facciano. (Le parole sono pietre? Carlo Levi)

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Esiste una calamita per attirare i talenti e mantenerli?

Mark Miller ha scritto, insieme a Randy Gravitt, un libro che si intitola “Talent Magnet” che prende le mosse da oltre 7.000 interviste fatte sia a chi sta cercando dei talenti sia a chi, essendo un talento, cerca un posto di lavoro adeguato. Ne esce fuori una ricerca interessante e utile dalla quale si possono trarre alcuni insegnamenti importanti, il primo dei quali può sembrare un po’ imprevedibile. Ma non lo è affatto.

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Arriva il nanomarketing: raggiungere i Millennial grazie ai microinfluencer dei social media*

In Italia i Millennial, cioè le persone nate tra gli anni 80 e 2000, sono circa 11 milioni, di cui oltre l’80% connesso abitualmente a Internet. Si tratta di un segmento demografico molto ampio che ha con i social media un rapporto piuttosto evoluto, caratterizzato dalla tendenza a filtrare il contenuto delle informazioni attraverso sistemi post-verbali, come foto, minivideo, elaborati in modo rapido che in questi ultimi anni ha alimentato le piattaforme come Instagram, Snapchat, Pinterest, You Tube e altri.

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Motivate, gente, motivate!

Siamo in una società in continuo cambiamento. Il leader deve essere pronto a far fronte a problemi che richiedono soluzioni sempre nuove e a sapersi rapportare con collaboratori che mostrano caratteristiche molto diverse tra loro, anche a causa del gap generazionale mai così forte come in questi anni, con bisogni e aspettative non sempre coerenti con gli obiettivi e le attese dell’organizzazione.

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La creatività nasce da un team che sa stare al “gioco”

In azienda, si parla sempre più spesso di creatività e di creativi. Mai come in questi tempi sembra indispensabile poter fare affidamento su collaboratori che portino in azienda idee nuove, che sappiano proporre soluzioni anche fuori dagli schemi. E questo succede quasi in ogni settore delle attività umane anche in quelle per così dire più conservatrici, ad esempio la politica.

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Freni alla carriera delle donne. Lasciare la “caverna” della minorità

La carriera per una donna – come per un uomo, d’altronde – non piove mai dall’alto. La proposta di assumere incarichi di maggiore responsabilità non arriva mai del tutto inaspettata. Oltre alla dimostrazione di capacità professionali, deve essere maturata nella persona alla quale viene proposta, la condizione psicologica per aspirare a una certa autonomia, devono essersi concretizzate le spinte verso l’uscita da una situazione di minorità, il desiderio di crescita, di affermazione personale.

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Donne in carriera: come combattere gli stereotipi

Riprendiamo il concetto di stereotipo di cui abbiamo parlato nel precedente articolo e cerchiamo di capire più a fondo di cosa si tratti. Gli stereotipi possono considerarsi delle “vere e proprie immagini” della realtà che si formano nella testa delle persone e che hanno come finalità quella di mettere ordine nella realtà stessa prima ancora che di essa se ne abbia esperienza diretta, rendendola contemporaneamente, coerente e funzionale a una visione rassicurante del mondo. Sono, per così dire, sistemi euristici che facilitano il nostro approccio con la realtà ma che possono nascondere pericolosi aspetti negativi.

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La carriera delle donne frenata dagli stereotipi

Non sono così infrequenti i casi di donne che pur dimostrando grandi qualità professionali, di fronte alla possibilità di fare carriera e di andare ad occupare posizioni di maggiore responsabilità in azienda – con relativo status più elevato e maggiori guadagni – siano portate a dubitare di se stesse, e addirittura a fare un passo indietro, rinunciando all’opportunità che viene loro offerta.

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Un buon leader cerca sempre di essere obiettivo

Il samurai Miyamoto Musashi (1584-1645) nel settimo precetto ha affermato: “Percepisci anche quello che non vedi con gli occhi“. L’occhio che si limita a percepire è debole, ha scritto, l’occhio che osserva è forte. La leadership richiede obiettività e vede le cose come stanno. Ci impone di mettere da parte le nostre emozioni (paura o eccessiva sicurezza) che possono offuscare il nostro pensiero per vedere la realtà come è veramente.

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