L’illusione ottica fa capire che bisogna rispettare chi ha idee diverse dalle nostre

Sotto abbiamo riportato un disegno. Uno dei soliti disegni che propongono delle illusioni ottiche. Dovreste essere in grado di percepire due immagini diverse (ma probabilmente non contemporaneamente).

L’immagine proposta è un esempio di un’illusione ambigua: un’immagine o un oggetto che richiede il passaggio percettivo tra le interpretazioni alternative di figura in primo piano e sullo sfondo. E anche se è possibile passare avanti e indietro per vedere un’immagine o l’altra, nessuno riuscirà a vedere entrambe le immagini allo stesso tempo.

La nostra percezione visiva è creata dall’interpretazione del nostro cervello nella corteccia cerebrale delle informazioni visive che entrano attraverso il percorso visivo. La nostra mente è attivamente coinvolta nell’interpretazione dell’input percettivo, piuttosto che registrarlo passivamente, oggettivamente…

Questo concetto non va mai dimenticato, soprattutto quando ci troveremo di fronte a un forte disaccordo con qualcuno. Potremmo essere entrambi di fronte alla stessa identica realtà, ma “vederla” in modi diversi!

La risposta al nostro quiz visivo è: Il volto di un capo indiano o un eschimese che cammina visto da dietro.

Ogni tanto chiediamoci: ma ho proprio ragione?

Nessuno di noi pensa che le nostre convinzioni e atteggiamenti non siano corretti; se lo facessimo, ovviamente non manterremmo quelle convinzioni e atteggiamenti. Eppure, nonostante la nostra sensazione che di solito abbiamo ragione, dobbiamo accettare che le nostre opinioni a volte possano rivelarsi sbagliate. Questo tipo di umiltà non è semplicemente virtuosa: la ricerca suggerisce che si traduce in decisioni, relazioni e risultati migliori. Quindi, la prossima volta che ti senti sicuro di qualcosa, potresti fermarti e chiederti: posso sbagliarmi?

I cervelli dei nostri politici (anziani e no) sono neuroplastici ?

Nikki Haley e Donald Trump

Secondo voi, è giusto che i leader che stanno al governo e che hanno una certa età vengano sottoposti a test “cognitivi”? Negli Stati Uniti, questo problema è sorto perché dopo l’ex Presidente Donald Trump, 75 anni, è arrivato Joe Biden, 78 anni, e forse a questa età sarebbe bene che si sottoponessero ad alcuni controlli per verificare la loro salute mentale. (In realtà, un controllo sarebbe più che auspicabile ad ogni età…)

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La plastica non è sempre negativa. Almeno quella del cervello

Santiago Ramón y Cajal

Santiago Ramón y Cajal, al quale è stato assegnato il Premio Nobel nel 1906 insieme all’italiano Camillo Golgi (quasi dimenticato) per il loro lavoro sulla struttura del sistema nervoso, era solito dire: “La neuroplasticità permanente del cervello significa che ogni cervello può essere potenziato. In altri termini, ogni uomo può, se lo desidera, diventare lo scultore del proprio cervello”.

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Riflettiamo sul rischio. Siamo destinati a restare “guardiani della sicurezza” per tutta la vita?

Che fare in questi momenti così difficili e turbolenti? Fai la cosa che non penseresti mai di fare. Rischia! Abbiamo capito che ormai in questi tempi non è più possibile “giocare sul sicuro”. Molte persone che l’hanno fatto, oggi si ritrovano in difficoltà oppure si barcamenano con il timore di finire prima o poi a fondo.

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Anche la leadership diventa virtuale?

Negli ultimi venti mesi, molti di noi hanno partecipato inconsapevolmente a un esperimento globale sulla comunicazione virtuale. Quindi, abbiamo sperimentato in prima persona che ciò che funziona bene negli ambienti in cui il rapporto tra i collaboratori è faccia a faccia non sempre si trasferisce in quelli virtuali, che si reggono su strumenti multimediali.

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I collaboratori si licenziano. Perché succede? Chiedeteglielo!

In una recente ricerca negli USA, quando ai dirigenti è stato chiesto perché i loro dipendenti si erano licenziati, hanno risposto che il motivo principale era dovuto a compensi considerati troppo bassi, a difficoltà nel bilanciare lavoro e vita privata e a scarsa salute fisica ed emotiva.

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Introversi: avere il tempo di ricaricare le “batterie sociali”

Chi ha la responsabilità di guidare i propri collaboratori (che noi definiamo per brevità leader) deve essere sempre disposto e pronto a parlare con loro. Questo è un dato di fatto. Purtroppo, se chi ha questo compito è un introverso la cosa può risultare più difficile perché da parte di quest’ultimo c’è maggiore riluttanza a esprimersi.

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