Mai dire “Mi dispiace”

Maurice Schweitzer

Se devi farti perdonare qualche errore, una svista, una mancanza, non dire mai – ma proprio mai: “Mi dispiace”. Lo sostiene Maurice Schweitzer, professore di management presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania. Studioso ed esperto psicologo, cerca di motivare la sua affermazione con argomentazioni che alla fine ci sembrano convincenti e condivisibili. Vediamole insieme.

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Come è difficile chiedere scusa!

Non è del tutto vero che la gente non ama chiedere scusa. Lo fa e anche spesso, tanto è vero che è diventato un modo di dire, un cliché, che nella maggioranza dei casi non soddisfa per nulla la persona che in qualche è modo è stata danneggiata. Anzi.

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Adam Grant: ripensiamoci, magari stiamo sbagliando…

Adam Grant, che i lettori di Capoverso conoscono già (i precedenti articoli li abbiamo ripubblicati nei giorni scorsi), ha scritto un altro libro interessante, uscito per l’editore EGEA che si intitola “Pensaci ancora”, che analizza la capacità che dovremmo possedere tutti di ripensare e disimparare, cioè di avere il coraggio di adattare e modificare le nostre idee, rimettendole in discussione. Non facile in un’epoca in cui si parla sempre più spesso di intolleranza e fondamentalismi. Continua a leggere

Gli errori? Ne fa più il contesto organizzativo che l’uomo

Quando accade un incidente e si cercano le cause, l’analisi retrospettiva di ciò che è accaduto porta in genere a rilevare che, a monte di un errore palesemente attribuibile al singolo operatore, esiste quasi sempre una sequenza di fatti che hanno determinato o, quantomeno, contribuito al verificarsi di quell’errore.

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Gian Carlo Cocco. Time to Mind: I 4 pilastri dell’apprendimento (Seconda parte)

Stanislas Dehaene

E’ uscito il nuovo libro di Gian Carlo Cocco, “Time to Mind. Velocità ed efficacia dell’apprendimento: il nuovo vantaggio competitivo di imprese e individui” da Franco Angeli, HR Innovation, 240 pagine, € 24,00. Abbiamo posto al suo autore altre domande.

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Colpa e responsabilità. La differenza è fondamentale

Devo confessare che non mi piace dare la colpa a qualcuno per un errore che ha commesso. Non mi piace trovare difetti agli altri e, peggio ancora, sbatterglieli in faccia. Credo, però, in modo convinto che sia necessario, ove possibile, assegnare delle responsabilità e che, quindi, sia giusto che le persone che se le sono assunte possano essere ritenute responsabili dei loro errori.

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Perché non siamo abbastanza “serendipici”?

Perché in genere siamo tutti afflitti da “fissità funzionale”. Spieghiamo il concetto con una frase ad effetto: “Se hai un martello, tutto sembra un chiodo!”. Cioè, quando si è abituati a usare una strategia, uno strumento o una soluzione particolare sempre nello stesso modo abbiamo grande difficoltà a immaginare cose nuove o sistemi diversi di fare le stesse cose. Siamo bloccati, limitati.

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I sette errori “fatali” dei manager d’azienda

Sydney Finkelstein

Ogni tanto crediamo sia giusto tornare ai classici, come nel caso del lavoro di Sydney Finkelstein – direttore del Tuck Executive Program (TEP) alla Tuck School of Business al Dartmouth College – che risale al 2004 ed è frutto di una lunga ricerca sulle cause che portano al fallimento delle aziende.

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Storytelling: diffida delle storie che ti raccontano, specie quelle che finiscono bene

Le storie ci affascinano, lo abbiamo spesso scritto nei nostri articoli, ma possono anche confonderci. Riportiamo un brano dal libro di Gianrico CarofiglioLa versione di Fenoglio” che ci sembra piuttosto chiaro su questo punto.

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