Uno spettro si aggira per il mondo: l’idea del weekend lungo. Cioè la possibilità di lavorare solo quattro giorni a settimana. Non nasce da idee rivoluzionarie ma si tratta di una prova di sei mesi che è partita il giugno scorso in numerosi Paesi del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti.
Stress
Quiet Quitting: faccio il minimo sindacale
Ricordate cosa diceva lo scrivano di Melville? “Preferirei di no!”. Quando il capo gli diceva di fare un lavoro, ripeteva sempre questa frase, quasi un mantra sotto il quale covavano questioni importanti e quanto mai attuali, quali l’insoddisfazione, la frustrazione e la depressione sul lavoro.
Un nuovo manager in azienda: il CMO o il CMHO
I leader, oltre a mantenere saldo il proprio equilibrio mentale, hanno anche il compito, non certo facile, di saper gestire quello dei loro stessi collaboratori. La politica aziendale nel prossimo futuro dovrà perciò prevedere un approccio più determinato nei confronti delle questioni relative alla salute – in particolare quella psicofisica – dei collaboratori che operano in azienda.
Anziani in azienda: un peso o una risorsa?
Un recente libro di Gianbattista Rosa, intitolato “Active Ageing in azienda”, HR Innovation-AIDP, Franco Angeli Editore, €17 – riflette sul quesito posto nel titolo e offre alcuni suggerimenti per trasformare i lavoratori senior da problema a opportunità.
Dalla pandemia alla infodemia: la sindrome della capanna e l’ansia da limbo
La pandemia crea disagio psicologico. E’ una verità ormai assodata. Sia per chi ci è passato – cioè ha avuto il Covid e ne è uscito indenne – sia per chi teme di caderne vittima. Si manifesta con problemi di ansia, in modo diretto per il fatto che il nemico – il virus – è sconosciuto e subdolo, o perché ne abbiamo sperimentato su di noi o su congiunti e amici la sua virulenza; in modo indiretto, a causa dei media e dei social che ci espongono a un continuo flusso di notizie per nulla tranquillizzanti e, soprattutto, molto contraddittorie. Questo secondo tipo di pandemia è stata definita infodemia.
Lo stress sul lavoro. Oltre la pandemia
Si parla sempre più spesso di fattori di stress in ambito lavorativo legandoli a problemi riguardanti la pandemia. Alcuni fatti sono collegabili direttamente a questo evento che destabilizza un po’ tutti, quali: l’aumento del carico del lavoro, le condizioni operative più difficili dovute anche all’applicazione delle norme precauzionali e di tutela previste dal Covid, l’incertezza per la carenza o la mancanza di informazioni e, più in generale, il clima di tensione e paura che avvolge il futuro della propria attività.
Prendetevi una pausa, tirate il fiato
Vogliamo seguire il suggerimento di Rebecca Muller, giornalista che collabora al Thrive Global, che ha scritto un articoletto su come gestire lo stress durante la pandemia. Non svela grandi segreti, si limita a suggerire di fare ogni tanto qualche pausa. In altre parole, tirare un po’ il fiato. D’altra parte, fare un lungo respiro fa bene, serve a “liberarsi” da una sensazione connessa al disagio, anche solo psicosomatico, che proviamo, per la “costrizione” nella quale ci ha fatto finire la pandemia.
Coronavirus. Siamo pronti?
Sono tempi difficili. Stiamo vivendo un momento della nostra storia tra i più drammatici con una pandemia globale della quale non conosciamo l’esito. Tutti ci auguriamo di poter tornare quanto prima alla vita normale, dimenticando le esperienze dolorose che stiamo vivendo, soprattutto per il “distanziamento sociale” che ci è stato imposto obbligatoriamente.
Rimuoviamo i leader “tossici” per eliminare il burnout in azienda
Sappiamo quanto possa essere dannoso un capo che si comporta male con i propri collaboratori e come questi ultimi vivano situazioni difficili che hanno ripercussioni sulle loro condizioni fisiche e mentali.
Le e-mail sgarbate fanno male: siate gentili quando le scrivete!
Certe volte pensiamo che le mail negative, scortesi o, peggio, insolenti possono avere meno effetto sul destinatario di una sfuriata vis a vis. E, invece, è vero il contrario: Scripta manent, dicevano i Latini, e anche se il supporto su cui queste parole vengono veicolate è virtuale, il loro peso specifico resta piuttosto elevato e provoca reazioni davvero inaspettate.