
Come sappiamo, il Ministero dell’istruzione, con l’avvento del nuovo governo, è diventato Ministero dell’Istruzione e del Merito. L’aggiunta di quella parola “merito” è importante ma bisogna chiarire cosa si intende per merito.
La litote del titolo del libro di Francesco Varanini, “Marchionne non è il migliore dei manager possibili”, (Guerini Next, €18,50) è anche un modo per evitare che chi legge, di fronte alla figura di Sergio Marchionne, di per sé parecchio divisiva, possa essere portato a schierarsi pregiudizialmente in polemica o in difesa del manager, senza affrontare una analisi il più possibile obiettiva del suo operato, considerato sia il tempo trascorso dalla sua scomparsa, sia gli effetti che ancora oggi persistono in relazione a certe sue scelte.
Vi segnaliamo la recensione del libro di Francesco Varanini “Marchionne non è il migliore dei manager possibili”, apparsa sul nuovo numero di AZ Franchising.
Secondo lo psicologo Daniel Gilbert, che è professore di psicologia ad Harvard, la felicità è l’obiettivo finale di praticamente tutte le decisioni che prendiamo nella vita (Gilbert, 2010). Gilbert suggerisce che la misura di una buona decisione dipende dal fatto che tale decisione ci porti piacere, un senso di benessere, cioè felicità o soddisfazione.
Se, come dicono, non si può non comunicare, purtroppo capita spesso di comunicare male, non essere compresi come vorremmo, subire, nella continua ricerca di metterci in relazione con le persone, o di provare forme di stress che non ci consentono di soddisfare i bisogni psicologici che ogni persona ha quando si relaziona con gli altri.
E’ interessante il contributo di Daniel Innerarity che ha pubblicato il libro “Una teoria della democrazia complessa” (Castelvecchi, pagg. 384, 29 euro) che contesta ai politici il fatto di ragionare come 300 anni fa “in base agli stessi concetti di potere, sovranità, democrazia, rappresentatività” di quell’epoca, e si chiede quanto tali concetti “siano ancora appropriati per organizzare la convivenza nelle società del XXI secolo”.
Quanto è difficile cambiare. Ce lo spiega bene Andrea Gentile, giovane scrittore, nel suo saggio Sulla soglia. Tra la linea-limite e la linea d’ombra, da cui abbiamo estrapolato alcuni paragrafi.
Il libro di Joseph Henrich, “Weird” edito Il Saggiatore, ci permette di guardare al nostro mondo occidentale da una posizione privilegiata. Come se non fossimo coinvolti direttamente ma come se lo guardassimo da lontano (nello spazio e nel tempo) grazie a un esame antropologico e biologico.
L’uomo occidentale, secondo l’autore, è WEIRD, strano, che è l’acronimo di WESTERN, EDUCATED, INDUSTRIALIZED, RICH, DEMOCRATIC. Tutti aggettivi che giudichiamo positivi se visti da vicino e di cui ci vantiamo. Ma in prospettiva tutti questi attributi nascondono aspetti negativi e sono molto meno condivisibili.
Abbiamo colonizzato mari e terre, esportando il nostro modo di pensare, legittimando o cancellando culture diverse. Abbiamo sfruttato e inquinato il mondo intero per vivere meglio a scapito degli altri meno fortunati. Forse, è vero, che siamo una forma di umanità anomala.
C’è qualche speranza di cambiare rotta o il nostro è l’unico mondo possibile? O, forse, siamo arrivati alla fine della corsa e, volenti o nolenti, saremo costretti a cambiare?