Sono sempre più numerose le aziende che cominciano a mettere in discussione la loro struttura gerarchica interna. E, allo stesso tempo, aumenta l’attenzione verso la necessità di intervenire per ridurre al minimo i meccanismi burocratici che condizionano le organizzazioni stesse.
Il sociologo e filosofo Max Weber, come noto, aveva ragionato molto sulla necessità della burocrazia. Seguendo le idee di Hegel, egli spiegò che diversamente dalle organizzazioni feudali, nelle quali le relazioni erano basate su favoritismi personali concessi ai loro vassalli da coloro che detenevano l’autorità, la burocrazia tratta tutti allo stesso modo, applicando in qualsiasi circostanza il medesimo insieme di regole.
Questo è uno dei processi di razionalizzazione che ha caratterizzato la nostra società. Il sistema permette, come si è visto, di applicare le regole in modo imparziale e impersonale e favorisce un senso di giustizia, oltre ché un notevole aumento della produttività e dell’efficienza. Anche se a scapito della creatività.
La burocrazia applicata agli esseri umani presume che essi siano organizzati in modo da conseguire specifiche finalità sottostando a criteri gerarchici precisi e Weber stesso si era reso conto che il sistema per il suo aspetto decisamente pervasivo poteva per certi aspetti avere conseguenze negative.
Non tenne conto, inoltre, che delle numerose regole aziendali, alcune non solo possono essere sbagliate, ma anche irrazionali e ingiuste per la maggior parte dei lavoratori.
Credere nell’assoluta giustizia della burocrazia attraverso le regole è anche questa una forma di utopia.