Del grande filosofo imperatore Marco Aurelio si ricorda la frase: “L’arte del vivere somiglia più all’arte della lotta che a quella della danza, perché dobbiamo sempre essere pronti contro i colpi che possono cadere su di noi all’improvviso.”
E’ vero, e il leader, più di altri, deve essere sempre preparato a replicare agli attacchi che può ricevere senza preavviso. Ma, se appena è possibile, occorre cercare di essere positivi anche perché, secondo alcuni studiosi, la cifra autentica della storia dell’umanità non è tanto l’aggressività quanto la cooperazione.
Illusione? Non proprio. E’ vero che la vita quotidiana è intessuta da tornaconto ed egoismo, da opportunismo e interessi individuali, ma spesso la vita, anche quella aziendale, è piena di piccoli gesti di generosità e gentilezza, che non fanno notizia ma che caratterizzano la nostra natura.
Ci sono molti leader attenti a questi aspetti, che si chiedono se fanno buon uso della loro posizione professionale, misurandola in base ai rapporti con gli altri, non facendo mai mancare un sorriso, pronti a ascoltare con sincerità chi collabora con loro.
Anche la scienza sostiene questa visione, perché ha scoperto che un pezzo significativo del DNA dell’uomo è predisposto all’accoglienza, che una parte del nostro essere trova soddisfazione e gratificazione nella ricerca e nell’organizzazione dell’altruismo e del bene comune (Treu, Ceruti, 2010), della condivisione e della comunione, del fare le cose non solo per profitto (Nussbaum, 2011).
Pezzo rielaborato dal libro di Gabriele Gabrielli “Leadership sottosopra. Come orientarsi quando tutto si muove”, Franco Angeli Editore.