
Ogni tanto crediamo sia giusto tornare ai classici, come nel caso del lavoro di Sydney Finkelstein – direttore del Tuck Executive Program (TEP) alla Tuck School of Business al Dartmouth College – che risale al 2004 ed è frutto di una lunga ricerca sulle cause che portano al fallimento delle aziende.
Il libro, tradotto in italiano con il titolo “Perché i bravi manager sbagliano e cosa possiamo imparare dai loro errori” (Edizioni Etas), è senz’altro utile e valido ancora oggi, soprattutto perché le sette cattive abitudini (esposte nel capitolo nove) rappresentano comportamenti, più volte stigmatizzati, ma molto difficili da sradicare da certe mentalità dirigenziali.
Eccoli sinteticamente riprodotte.
- Vedono se stessi e la loro azienda come dominatori del proprio settore e non reagiscono ai cambiamenti che in essi intervengono
- Si identificano troppo con l’azienda tanto da non riconoscere i confini definiti tra interessi personali e quelli dell’organizzazione
- Sembrano avere tutte le risposte, reagiscono ai problemi prendendo decisioni con eccessiva rapidità
- Si assicurano che tutti li seguano, eliminando spietatamente chi sembra ostacolarli
- Sono portavoce instancabili dell’azienda e dedicano tempo e sforzi per svilupparne l’immagine
- Affrontano ostacoli enormi trattandoli come impedimenti passeggeri a cui non dedicare troppa attenzione
- Non esitano mai ad applicare le strategie e le tattiche che in passato hanno determinato dei successi.