Il futuro sarà degli slow boss?

Cosa è cambiato dal 2013 quando Patrizia Musso ha scritto la prima edizione del suo libro, intitolato “Slow Brand”? Allora, l’idea di ripensare in chiave slow tutti gli strumenti della comunicazione, in un mondo orientato principalmente alla velocità, anche a causa della rivoluzione digitale, sembrava ardita se non paradossale.

A distanza di qualche anno, questa proposta appare più viva che mai, e si sta realizzando, in forme diverse, anche in numerose aziende italiane, trovando applicazione sia nella brand reputation, sia nelle dinamiche organizzative bottom-up, sia nell’idea stessa di sostenibilità, finendo per coinvolgere l’advertising, il retail, gli stessi principi di Corporate Social Responsibility.

D’altra parte, la filosofia “slow” significa sostanzialmente, “prendere fiato”, rallentare per poter meglio riconoscere e dare importanza ai valori forti e ai contenuti più significativi di un’impresa, in una dimensione più “pensata” e più a misura d’uomo, riuscendo a coinvolgere in questa azione dipendenti e consumatori.

Secondo tale prospettiva, le imprese, se saranno guidate da manager capaci di diventare degli “slow boss”, a poco a poco si distaccheranno da strategie basate esclusivamente sull’idea della iperconnessione e sulla rapidità a tutti i costi e cercheranno, come già capita, di spostare l’attenzione dall’”hic et nunc” per avere una visione più ampia e proiettata al futuro, in grado di prevedere nuove dinamiche relazionali in uno scenario che valorizzi maggiormente le persone, l’ambiente e la qualità della vita.

E i giovani che oggi si affacciano al mondo del lavoro cosa ne pensano della filosofia “slow”?

Una recente, seppur circoscritta, ricerca effettuata da Founder 2B Research e condotta da Maria Luisa Bionda, docente dell’Università Cattolica, ha messo in evidenza che per questi giovani lo Slow Boss è colui che sa valorizzare i potenziali talenti dei suoi dipendenti, ascoltandoli, ponendo attenzione alle loro caratteristiche, oltre ad essere in grado di motivarli, di pianificare la loro crescita, trasmettendo le proprie competenze, grazie a un buon livello di autorevolezza e leadership.

Per quanto riguarda, l’attenzione dei giovani verso il loro futuro àmbito lavorativo, da segnalare che più della metà di loro ricerca un lavoro che entusiasmi, che sia sfidante in termini professionali e motivazionali, privilegiando un manager competente ma anche attento all’aspetto umano. Mentre nella ricerca dell’azienda i giovani cercano di orientarsi verso quelle che danno maggiormente risalto ai valori e che garantiscono una maggiore soddisfazione ai propri dipendenti.

I giovani coinvolti hanno manifestato, inoltre, accanto al bisogno di manager più “umani”, l’esigenza di lavorare in team, dando importanza a un approccio di tipo creativo e a una gestione autonoma dei propri tempi, da inserire in una organizzazione per obiettivi.

Insomma, non manca la speranza che il prossimo avvento di uno Slow Boss favorisca un nuovo modo di gestione delle aziende attento a porre importanza al tempo, ai contenuti e alle persone.
Per chi vuole approfondire il tema, segnaliamo la seconda edizione del libro “Slow Brand. Vincere imparando a correre più lentamente”, di Patrizia Musso, Franco Angeli Community, pag. 210, € 25,00.

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