Esperimento sull’obbedienza di Milgram: era una bufala?

Stanley Milgram

Stanley Milgram è uno psicologo statunitense reso famoso da un esperimento da lui condotto presso la Yale University, pubblicato per la prima volta nel 1963, che a suo tempo fece scalpore. L’obiettivo era quello di verificare fino a che punto delle persone sottoposte a un esperimento avrebbero obbedito a degli ordini, impartiti da una figura autorevole, in contrasto con i principi morali della loro coscienza personale.

In altri termini, dovevano infliggere a uno studente scosse elettriche, che aumentavano sempre di più fino a raggiungere livelli che potevano essere fatali, se non avessero risposto in modo corretto alle domande che venivano loro sottoposte. Naturalmente, non si trattava di scosse elettriche autentiche, anche se le persone sentivano le urla “finte” del malcapitato.

Da questo esperimento, è emerso che una percentuale molto elevata avrebbe obbedito alle istruzioni, anche se con riluttanza. Su questo esperimento, nel 1974, è uscito il libro intitolato “Obedience to Authority: An Experimental View”.

Lo Stanley Milgram Experiment fu realizzato per cercare di spiegare alcuni degli orrori dei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale, dove ebrei, comunisti, zingari, omosessuali, slavi e altri “nemici” dello stato furono massacrati dai nazisti. Molti criminali di guerra hanno affermato di seguire semplicemente gli ordini e di non poter essere ritenuti responsabili delle loro azioni, nei processi successivi alla seconda guerra mondiale.

Dubbi sulla credibilità dell’esperimento di Milgram

Ora a distanza di oltre 40 anni, sono emerse novità su quell’esperimento scientifico, che ribalterebbero l’interpretazione data allora. Poco più di un mese fa, è uscito uno studio che mette in dubbio la ricerca di Milgram. Si intitola “Credibilità e incredulità negli esperimenti di obbedienza di Milgram: nuova analisi di un test inedito“, scritto da Gina Perry, Augustine Brannigan, Richard A. Wanner e Henderikus Stam.

Questi ricercatori hanno analizzato le registrazioni di 91 conversazioni condotte immediatamente dopo la conclusione degli esperimenti. Da questa indagine, è emerso che la maggior parte dei soggetti obbedienti ha giustificato il proseguimento dell’esperimento perché ritenevano che lo studente non fosse realmente danneggiato.

In altri termini, i risultati dell’esperimento mostrerebbero che non siamo poi così obbedienti agli ordini dell’autorità come si voleva far credere. I volontari che hanno proseguito nell’esperimento, aumentando sadicamente il voltaggio della scarica nei confronti dello studente, non erano persone succubi agli ordini e indifferenti alle altrui sofferenze, ma probabilmente, subodorando che si trattava di uno scenario sperimentale, hanno avuto una parte importante nella loro decisione altri sentimenti quali il gusto della sfida all’autorità, la condiscendenza e l’empatia nei confronti dello sperimentatore, ecc.

Mica facile entrare nella testa delle persone per capire i loro comportamenti!

La revisione dell’esperimento naturalmente non ha nulla a che vedere con la tragedia delle violenze naziste. A questo proposito, va riportata una affermazione di Primo Levi che coglie meglio il comportamento di certi gerarchi che non obbedivano soltanto agli ordini dall’alto ma si ritenevano “coscienziosi” nel compiere il loro lavoro, senza porsi alcun problema etico: “L’amore per il lavoro ben fatto è una virtù fortemente ambigua che può aver guidato artisti come Michelangelo e carnefici come Stangl, l’aguzzino di Treblinka”.

Fate questo esperimento!

Però un esperimento di Milgram è senz’altro ancora valido e può essere ripetuto da tutti senza bisogno di un laboratorio universitario e serve a dimostrare scientificamente quanto sia forte l’effetto della pressione sociale sui comportamenti umani.

Provate a fermarvi per 60 secondi a fissare il cielo, all’angolo di una via affollata. Il 4 per cento dei passanti si fermerà a scrutare tra le nuvole, imitandovi. Ma se a fissare il cielo vi mettete in 15, a imitarvi sarà il 40 per cento della folla.

Questo esperimento vale anche con le idee, persino le più strampalate: se in molti ci credono, il loro potere persuasivo tenderà progressivamente ad aumentare. Questo spiega la capacità delle bufale di attecchire con facilità nella mente umana. Certe persone, pur di uniformarsi alla massa, sono pronte a non porsi alcuna domanda né a chiedere spiegazioni, abbandonando la loro capacità raziocinante.

Una risposta a "Esperimento sull’obbedienza di Milgram: era una bufala?"

  1. giovanni giugno 28, 2020 / 10:53 am

    Signor Perugini, provi a fare questo esperimento mentale.

    Lei è a bordo di un teletrasportatore temporale.
    Gli sperimentatori le mostrano un breve video della situazione reale dove Lei tra un’ora sarà materializzato. Si vede un gruppo di cinque cacciatori aborigeni in una giungla che corre in una direzione urlando quello che nella loro lingua significa “via, via, via, presto!”.

    Ora, Lei ha un’ora di tempo per decidere RAZIONALMENTE (senza avere altre informazioni) cosa fare appena teletrasportato.

    Cosa decide?

    "Mi piace"

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