Perché rinunciamo ad usare la memoria?

Il nostro cervello si è evoluto per essere efficiente con i ricordi e non per ricordare tutto quello che viviamo. Altrimenti finiremmo per impazzire. Archiviamo parti importanti di eventi, cose di cui potremmo aver bisogno o fatti più importanti di altri. Tutto ciò che non è importante scompare, non viene memorizzato. Durante la notte la corteccia se ne libera, rimuovendo tutto ciò che non è etichettato per essere conservato.

Con l’avvento di Internet, le cose stanno cambiando lentamente e anche il nostro cervello sta subendo una trasformazione. Da un libro molto interessante di Simonetta Fadda, intitolato “Media e arte” edito da Franco Angeli, al prezzo di 21€, estrapoliamo alcuni punti interessanti che riguardano questo fenomeno.

La caratteristica principale di Internet è aver messo tutto il sapere del mondo sempre a disposizione di chiunque. Questa possibilità, però, è intervenuta pesantemente sulle strategie individuali di memorizzazione ristrutturandole, col risultato che la capacità mnemonica sembra essersi affievolita.

Ricordare qualcosa “a memoria”, cioè nella mente, è diventato progressivamente più difficile perché la sensazione diffusa è che sia inutile.

La memoria – facoltà dinamica volta all’organizzazione dei ricordi in insiemi dotati di un senso ogni volta rinegoziato e ricostruito – nel mondo contemporaneo è sempre meno vincolata all’archiviazione organica e personale dei dati e sempre più affidata a sussidi digitali non organici e non personali, di tipo digitale.

A differenza dei supporti esterni della tradizione (monumenti, immagini, libri, testi autografi), i sussidi digitali non sono soltanto immateriali, ma funzionano da soli, organizzando i ricordi secondo tassonomie regolate da algoritmi predeterminati, basati su criteri di funzionalità che nulla hanno a che vedere col lavoro personale di costruzione di senso.

E’ l’idea stessa di memoria che si è trasformata”.

Insomma, la memoria non è semplice accesso alle informazioni o a una forma di disponibilità dei dati è una facoltà molto più complessa che collega i ricordi mettendoli in ordine secondo un senso che, presi separatamente, non possiedono.

In altri termini, il fattore umano appare come qualcosa di inessenziale, perché la creatività del singolo non è più coinvolta direttamente nell’archiviazione mnemonica. La memoria perde la sua caratteristica principale di essere una facoltà intrinsecamente creativa.

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